«Riteniamo davvero poco realistico “consentire” le aperture di attività e servizi pubblici se poi le modalità di gestione rendono, di fatto, antieconomica o addirittura non realizzabile la gestione stessa»
«Riteniamo davvero poco realistico “consentire” le aperture di attività e servizi pubblici se poi le modalità di gestione rendono, di fatto, antieconomica o addirittura non realizzabile la gestione stessa. Siamo consci del fatto che ci troviamo di fronte ad un’emergenza macroscopica e del tutto inaspettata, ma crediamo tuttavia sarebbe stato enormemente più onesto dire ai gestori di rimanere chiusi del tutto piuttosto che sottoporli a norme».
“Manduria Migliore” e Federcivica esprimono perplessità sulle linee guida di Inail per i settori della balneazione e della ristorazione.
«Inail impone ai ristoratori di aumentare lo spazio destinato ad ogni cliente dagli attuali 1,2 mq a 4 mq, con la prevedibile conseguenza di ridurre radicalmente la capienza potenziale di ogni esercizio, al quale si potrebbe accedere comunque solo con prenotazione obbligatoria» si legge in una nota dei due movimenti. «Prenotazione obbligatoria prevista anche per gli stabilimenti balneari, nei quali dovrà essere previsto uno spazio tra le file di ombrelloni di 5 metri ed una distanza tra un ombrellone e l’altro nella stessa fila di non meno di 4,5 metri. Palese che anche in questo caso si produrrà come effetto principale la drastica riduzione dei posti disponibili, con immediato effetto negativo anche sui bilanci di questa categoria imprenditoriale.
Per Inail “deve essere garantita la vigilanza sulle norme di distanziamento sociale dei bambini in tutte le circostanze”, norma che di fatto pone una sostanziale impossibilità di recarsi al mare a tutte le famiglie con figli piccoli. “È opportuno, ove possibile” conclude il documento, “affidare la gestione di tali spiagge ad enti/soggetti che possono utilizzare personale adeguatamente formato, valutando altresì la possibilità di coinvolgimento di associazioni di volontariato”, che significherebbe sostanzialmente tramutare le spiagge libere in private, oppure rivolgersi al volontariato per un ruolo ingrato e di fatto quasi impossibile da sostenere (cosa questa che, al di là di tutto, non dovrebbe in effetti meravigliarci). Molto più opportuno sarebbe utilizzare i soggetti sottoposti a misure di sostegno al reddito, ove compatibili per età e capacità lavorativa».
Ecco dunque giustificate le perplessità.
«La concessa riapertura non può e non deve essere una scusa per ripristinare una tassazione esagerata già prima dell’emergenza e diventata ora semplicemente impossibile da sostenere. È ovviamente necessario anche che, in questo procedimento di identificazione delle soluzioni più appropriate per ottemperare alle linee guida, ciascun Comune si faccia parte attiva e virtuosa in supporto agli operatori commerciali del luogo, dialogando quotidianamente con gli stessi e con i loro rappresentanti».