La presentazione del suo libro (“Fuori pagina”) è stata l’occasione per parlare dell’emorragia di talenti verso il nord o l’estero
«Quando si è ricattati dal bisogno, è difficile sognare. A me sono stati concessi la possibilità e il lusso di sognare. A piccoli passi mi è stato permesso di realizzare il mio sogno. Anche a Manduria ci sono tante risorse che aspettano di essere valorizzate. Occorre mettere da parte l’egoismo e investire sugli altri».
Quasi in punta di piedi, il dott. Giuseppe Mariggiò ha voluto, ieri sera, riallacciare il filo con la sua città. Che, dopo tanti anni di assenza, poteva essersi interrotto.
«Lo faccio anche per dire grazie a tutti coloro che mi hanno aiutato a realizzare il mio sogno» ha subito precisato il dott. Mariggiò, giornalista professionista che vive a Milano e che recentemente ha pubblicato “Fuori pagina”, una raccolta di interviste con personaggi prestigiosi del mondo dell’economia, della politica e del sociale.
Del suo libro (già presentato a Milano) e delle sue interviste (mai banali, sempre pungenti), il dott. Mariggiò ha parlato poco. Ha preferito, con classe, lasciarne giudizio e critica ai suoi “nuovi” estimatori di Manduria. A coloro, ovvero, che ancora non conoscevano le sue doti professionali. Mariggiò ha invece preferito stimolare i presenti, e di riflesso, la “sua” città, ad una nuova primavera. Una nuova stagione fatta di valori e di “innovazione”.
«L’innovazione non è l’ultimo modello di telefonino, ma un sistema di valori, di gestione del potere e di competenze che può e deve essere il trampolino di lancio verso il miglioramento personale ed economico» ha rimarcato il dott. Mariggiò. Un pungolo, insomma, a tutta una realtà che stenta a mettersi al passo con i tempi. E che, forse anche per questo (ma non solo) continua a perdere i giovani migliori (come Mariggiò) e, quindi, le menti che potrebbero aiutarla a risollevarsi.
«Per far parlare il mondo, iniziamo a far parlare il nostro piccolo orticello. Purchè» ha sottolineato il dott. Mariggiò, firma di punta di Data Manager, «le staccionate siano aperte».
Poi Mariggiò ha … fatto le carte al 2009.
«Non sono il tipo che attingo alle banche dati, per poi fare un collage proponendolo come previsione per il nuovo anno» ha concluso il dott. Mariggiò. «Come sarà il 2009? Sarà un anno verde. Verde come la rabbia di quei lavoratori che saranno lasciati a casa con la scusa della crisi; verde come la rabbia dei ricercatori che ora si sono messi in vendita su e-bay perché non c’è più la possibilità di lavorare; verde perché si continuerà a dare priorità alle emergenze dell’ambiente. Ma io non sono pessimista. Sono certo che con la tenacia e la pervicacia che ci contraddistingue, riusciremo a venire fuori dalla crisi, utilizzando il talento (per chi ce l’ha) e il lavoro».
E’ poi intervenuto il sindaco Francesco Massaro, che ha posto l’accetto proprio sull’emorragia delle menti che il nostro territorio accusa da anni.
«Non è una novità» ha esordito il primo cittadino manduriano. «Già da qualche secolo i nostri giovani più valenti vanno via. Però una volta, quando gli intellettuali ritornavano a Manduria, la città li ascoltava di più: si nutriva di loro e recepiva consigli e suggerimenti. Oggi, invece, vedo maggiore frattura, nonostante proprio oggi vi siano tanti strumenti per tenere in contatto la nostra comunità con i giovani che vanno via. La distanza, al contrario, si consolida e nostri cittadini non si pongono più in ascolto».
Dopo aver rimarcato il valore e il pregio delle interviste di Giuseppe Mariggiò (“Snelli, brevi, agili”), e dopo essersi soffermato sulle difficoltà che si incontrano ad amministrare le comunità di questa parte del meridione, il dott. Massaro ha espresso il proprio augurio.
«Auguro a Manduria di riabbracciare questi nostri giovani, che ancora vengono a gustare le serate di Manduria e si pongono col cuore aperto, trabocchevole di amore verso la città di partenza».
Prima del “brindisi senza cerimonie” offerto dal dott. Mariggiò, è intervenuto il prof. Andrea Lacaita, altra mente eccellente di Manduria, che ha trovato la possibilità di dimostrare le proprie doti nell’Università di Milano (è stato il più giovane professore associato in Italia).
«Nel ‘900 il pilastro della società era la cultura classica e dell’umanesimo» ha ricordato il prof. Lacaita. «Ora, però, gli elementi del progresso sono la scienza e la tecnologia. Elementi che non hanno ancora attecchito nella cultura meridionale, che vede la scienza come un lato oscuro. Questo è un problema di tutto il meridione: si crea valore sono la conoscenza e con la tecnologia. Facendo leva sulle nuove tecnologie si crea sviluppo. Le menti che emigrano? Gli individui sono mobili, mentre i territori sono fermi. Non è importante se i giovani di Manduria vanno fuori. Non è indispensabile che restino qui. E’ invece necessario che le intelligenze che partono vengano sostituite con altre intelligenze del posto. Che la bilancia, insomma, sia sempre almeno in parità. E per ottenere questa parità, il territorio deve saper essere attrattivo. E questo è un problema della politica».