Protagonista un detenuto che ha pagato il conto con la giustizia. E la Polizia penitenziaria gli trova una struttura
Finisce di scontare la pena ma non vuole lasciare il carcere. Perchè quella cella, nella quale è stato rinchiuso per tanto tempo, ormai è diventata la sua casa. Perchè il disagio psicologico che lo accompagna ha fatto sì che dietro le sbarre lui si sentisse al sicuro.
Adesso, però, di lui si prenderanno cura i sanitari di una casa di cura, pronti ad accoglierlo per scacciare via il male che lo accompagna.
È una storia a lieto fine, quella che arriva dalla casa circondariale di Lecce, in particolare dalla sezione per il trattamento dei detenuti psichiatrici.
A raccontarla una nota di Uil-Pa Lecce, sindacato di polizia penitenziaria, a firma del segretario provinciale Diego Leone.
Libero (lo chiameremo così) ha pagato il suo debito con la giustizia. Ora è veramente un uomo libero. Ma lui, quella libertà tanto agognata da tutti i detenuti, non la vuole. Iniziano le operazioni di dimissione dal carcere, ma improvvisamente in lui affiora un malessere: si sdraia per terra, chiude gli occhi e si arrocca in un silenzio impenetrabile. Interviene il personale medico e paramedico. I parametri vitali sono apposto, sta bene. Semplicemente non vuole andare via.
La sua famiglia, che non gli ha mai fatto mancare amore e supporto, purtroppo non può accoglierlo.
Ed ecco che gli operatori si adoperano in tutti i modi per cercare una soluzioni. Contattano medici interni ed esterni, specialisti, servizi sociali. Come se non bastasse le norme anti Covid non permettono l’accoglienza immediata nelle strutture di sostegno.
Alla fine tutto si risolve: viene trovata una struttura di diagnosi e cura disposta ad assisterlo. Libero è sereno, lascia il carcere tranquillo, ora non sarà più da solo a lottare contro i suoi fantasmi.