Con le nuove restrizioni emanate, anche a livello regionale, il governo sta provando a piegare la curva dei contagi. Ma se questo obiettivo non dovesse essere centrato non si può escludere un lockdown generale
Allo studio del governo potrebbero esserci nuove misure anti contagio, che potrebbero arrivare nel fine settimana e che serviranno per scongiurare un nuovo lockdown nazionale. Ma qual è la soglia che lo farebbe scattare? Ci sono alcuni indicatori da monitorare e cioè il numero di ricoveri in terapia intensiva e l’indice Rt.
Con le nuove restrizioni emanate, anche a livello regionale, il governo sta provando a piegare la curva dei contagi. Ma se questo obiettivo non dovesse essere centrato con il coprifuoco alle 23 o alle 24 e con l'obbligo di indossare le mascherine ovunque non si può escludere un lockdown generale, come ha spiegato anche il ministro della Salute Speranza. Ieri si è superata la soglia dei 15mila contagi giornalieri. Ma ci sono alcuni indicatori che potrebbero determinare una nuova chiusura nazionale: uno su tutti è la soglia di 2.300 persone in terapia intensiva. Raggiunta questa cifra una nuova stretta nazionale sarà inevitabile.
Entro il fine settimana, dopo il consueto monitoraggio del venerdì, potrebbe arrivare infatti una nuova stretta, con un nuovo dpcm. Palazzo Chigi per il momento non lascia trapelare nulla, ma allo studio ci sarebbero il blocco delle attività ‘non essenziali' e il divieto di spostamento tra le Regioni, se non per motivi di lavoro, di salute o altre urgenze: due misure drastiche che potrebbero evitare la chiusura delle scuole e delle attività produttive. Come durante la prima ondata di Covid-19 a guidare le scelte del governo sarà la gradualità, e come ha ricordato ieri il presidente del Consiglio Conte al Senato le decisioni si baseranno su tre principi: "massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità, con l'obiettivo di proteggere la salute dei cittadini".
Come è stato spiegato nei giorni scorsi anche dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, in questi giorni si procede con colloqui con le Regioni, di concerto con il ministero della Salute (le ordinanze, come prevede il decreto del 7 ottobre, devono essere controfirmate dal ministro Speranza), per mantenere un forte coordinamento centrale e tenere insieme tutte le ordinanze che i governatori stanno emanando in queste ore, e che vanno nella direzione di una limitazione della socialità dei cittadini.
Quali sono le attività che chiuderanno per prime
Sale giochi
Come ha ricordato il Corriere della Sera con un peggioramento della situazione sanitaria la prime attività a fermarsi sarebbero le sale giochi, che essendo luoghi chiusi in cui si raccolgono molte persone rappresentano un possibile moltiplicatore dei contagi. È ritenuta un'attività non essenziale, anche se i mancati introiti provocherebbero danni pesanti all’erario e soprattutto ai titolari.
Palestre e piscine
L'esecutivo aveva dato una settimana di tempo a palestre e piscine per mettersi in regola con i protocolli anti contagio. E fino ad ora le verifiche affidate ai carabinieri del Nas hanno dimostrato che si tratta di luoghi a norma. Oggi verrà stabilita una stretta ulteriore che renderà obbligatorie tutte quelle precauzioni finora facoltative, come la misurazione della temperatura e lo scaglionamento degli ingressi. Questo l'accordo tra le associazioni di categoria e il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora che ha cercato di impedirne la chiusura. Anche perché gli atleti si riverserebbero a quel punto in parchi e spazi aperti, con il rischio di assembramenti incontrollati.
I centri commerciali
I centri commerciali rimarranno chiusi in alcune Regioni nel fine settimana, quando maggiormente i negozi si riempiono di clienti. Fino ad ora si tratta di misure locali, ma il governo potrebbe decidere di stabilire una chiusura su tutto il territorio nazionale, lasciando aperti i negozi di generi alimentari e le farmacie, sull'esempio della Lombardia.