Entro domani si apprenderanno le decisioni per la provincia di Taranto. La carenza di medici e infermieri
I posti di terapia intensiva Covid attivati fino a oggi in Puglia sono 104. I ricoveri a ieri sera erano 84 (sei in più rispetto a giovedì). Significa dunque che restano disponibili appena 20 letti, più o meno il 20% dei letti di Rianimazione riservati all’emergenza per la pandemia. Ma la Regione garantisce che il «tutto esaurito» è una possibilità remota: «Abbiamo un totale di 369 letti di terapia intensiva - chiarisce il capo dipartimento Vito Montanaro - di cui 104 sono dedicati esclusivamente al Covid. Gli altri possono essere riconvertiti in qualunque momento, ma non avrebbe senso farlo prima per lasciarli vuoti perché servono a garantire le urgenze e il funzionamento delle reti tempo-dipendenti».
La riorganizzazione della rete ospedaliera per la seconda fase è però una delle criticità di queste settimane. Giovedì nella videoconferenza con il commissario Arcuri e il ministro Boccia, le Regioni hanno fatto fronte comune nel respingere le accuse di ritardi mosse dalla Protezione civile. Rispetto alla rete standard secondo il Dm 70 (304 letti) la Puglia ha mantenuto in piedi 65 posti extra e ne ha distratti un’altra cinquantina per arrivare appunto a 104. Dalla Protezione civile tra marzo e aprile sono arrivati 199 ventilatori per attrezzare ulteriori letti, ma una parte dei dispositivi non è adatta all’Intensiva ed è stata utilizzata per le Pneumologie, altri ancora sono stati usati per sostituire i macchinari obsoleti. Montanaro ha chiesto ad Arcuri altri 100 ventilatori che dovrebbero essere usati per sostenere il piano straordinario che verrà messo in atto nei prossimi giorni.
In queste ore dovrebbe infatti riaprire il Dea di Lecce, con i primi 20 posti che potrebbero arrivare fino a 100 (con 20 letti di Intensiva). A Bari - dopo il «Perinei» di Altamura - verranno convertiti a Covid il San Paolo (che avrà 91 posti di cui 8 di Rianimazione, però manterrà attive breast-unit ed emodinamica: i tempi non sono brevissimi proprio perché bisogna ridisegnare tutti i percorsi interni per garantire la separazione) e Putignano (82 posti di cui 8 di Rianimazione, già bloccati i ricoveri e cominciati i trasferimenti): l’assistenza ordinaria nel capoluogo di regione verrà spostata quasi interamente sul Divenere, oltre che sul Policlinico.
Gli altri ospedali pugliesi che verranno riconvertiti per la pandemia sono Galatina, Copertino e Cerignola, a cui si aggiungeranno i privati da cui dovrebbero arrivare complessivamente circa 600 letti: 300 sono quelli già attivati o in corso di attivazione dal «Miulli» di Acquaviva e dal San Giovanni Rotondo, a questi si aggiungeranno il gruppo Cbh, la Mater Dei di Bari e probabilmente altre strutture nel Salento: le proposte dovranno essere presentate entro domani così da definire i numeri lunedì. A Bari, dove in questi giorni si registra il tutto esaurito per i posti di Medicina, entro 10 giorni dovrebbero esserci 200 posti in più (più circa altri 100 per il post-Covid sparsi tra Terlizzi e Triggiano.
Resta comunque il fatto che, a fronte di un Piano straordinario presentato in estate da Emiliano che prometteva 278 posti di Terapia intensiva «strutturali» in più, in autunno nulla ancora è stato fatto. Le Regioni danno la colpa ad Arcuri, rilevando di aver ricevuto la subdelega commissariale per attuare gli interventi previsti soltanto l’8 ottobre. Ma poi emerge che, in ogni caso, anche quando i lavori saranno terminati (dicembre, più probabilmente gennaio) si rischia di non avere il personale per farli funzionare: gli ospedali pubblici della Puglia hanno in servizio poco più di 700 medici rianimatori, giusto quelli che servono per garantire la funzionalità dei posti attuali. Per raddoppiare i letti ne servirebbero più o meno altrettanti, senza considerare gli infermieri specializzati. Trovarli in tempi brevi è praticamente impossibile.