Ma se davvero, come sostiene il governatore, con la presenza degli studenti a scuola i contagi aumentano, perché non si opta, per tutti, per la didattica a distanza?
Il nuovo provvedimento con cui il presidente della Regione, Michele Emiliano, ha «concesso» a chi vuole di seguire le lezioni da casa genera ancora più caos nelle scuole pugliesi.
In buona sostanza, il governatore si lava le mani e delega alle famiglie la responsabilità di decidere se mandare o meno i propri figli a scuola. Decisione incomprensibile, a nostro avviso, per una serie di motivazioni molto valide.
Emiliano basa questa sua decisione su alcuni dati. Dopo una settimana dell’entrata in vigore della sua prima ordinanza ci sarebbero 15mila casi di sospetto (quindi non di contagio, questo è importante) Covid in meno nella fascia 6-18 anni. In tutta la Puglia al momento gli studenti in isolamento sarebbero circa 10mila (2.960 solo nel Barese), mentre erano 25mila alla vigilia del provvedimento.
A parte che non si conoscono i motivi del potenziale contagio di questi ragazzi (è nato in famiglia? Oppure da un compagno di scuola?), se questa è la realtà, allora si decidesse di tenere tutti a casa, magari concedendo dei contributi economici a quelle famiglie che non dispongono di computer (invece in Italia la priorità è stata quella del monopattino…), oppure per pagare una baby sitter (o badante che dir si voglia) per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano.
Invece, Emiliano impone alle scuole di garantire anche la didattica a distanza, senza neppure essersi accertato che gli istituti scolastici della Puglia dispongono di reti internet così potenti. In primavera i docenti si collegavano con i rispettivi docenti dalle proprie abitazioni. Ora dovranno farlo, tutti, dalla scuola: in un unico istituto, insomma, ci saranno più o meno 40-50 connessioni (comprese quelle degli uffici di segreteria) ad un’unica rete. Sono praticamente scontate le difficoltà già registrate negli ultimi giorni: sarà difficile, insomma, garantire una connessione continua e, dunque, una lezione completa.
Poi c’è un altro problema: come possono fare i docenti a seguire, contemporaneamente, gli alunni che sono in presenza e quelli che sono a distanza? Possibile che al governatore Emiliano questa domanda sia propria sfuggita?
In pratica, ciò che accadrà in gran parte delle scuole pugliesi sarà l’impossibilità di garantire la didattica sia a chi resta a casa, sia a chi è in classe.
Eppure ci si poteva comportare diversamente: o tutti a casa (come in primavera), o tutti a scuola, come avviene anche nelle regioni incluse nella fascia rossa.
Invece Emiliano attacca anche i giudici, rilevando «l’incertezza della stessa Magistratura a valutare in modo univoco il bilanciamento tra il diritto alla salute con il diritto allo studio». È lui, insomma, l’unico a non sbagliare mai e per questo lancia anche un monito.
«Io non ho affatto riaperto le scuole in presenza» ma «ho dovuto accettare il decreto monocratico» del Tar: l’ordinanza della Regione - ha scritto - «non è stata annullata, ma solo sospesa dal Tar», che potrebbe «mutare orientamento quando si svolgerà la camera di consiglio collegiale».
Un approccio che è riuscito a scontentare tutti i sindacati, senza eccezione. Per il segretario generale della Cisl Scuola, Roberto Calienno, «la scuola pugliese è allo sbando visto che il governatore Emiliano continua ad intervenire sul sistema scolastico regionale ignorando la Costituzione».
Più esplicito Claudio Menga (Flc Cgil Puglia): «La Costituzione prevede che la scuola è aperta a tutti. In Puglia è stato sancito che è aperta a chi vuole, mettendo a rischio le basi del diritto allo studio. Così si trasforma la scuola statale obbligatoria in un servizio a domanda individuale».