Lo sfogo è stato raccolto dall’associazione «Comitato 16 novembre»
«A distanza di quattro mesi e mezzo dalla nostra richiesta al presidente della Regione affinchè venissero eseguiti ogni 15 giorni i tamponi agli operatori sanitari impegnati nell'Adi, ancora non abbiamo ricevuto risposta e ci ritroviamo con operatori ai quali non vengono effettuati i tamponi con cadenza periodica e che non hanno nemmeno Dpi a sufficienza».
La denuncia proviene dal “Comitato 16 Novembre”, al quale ogni giorno giungono richieste di intervento in merito a veri e propri drammi famigliari.
«Sperando serva a riflettere su quale sia lo stato d’animo delle famiglie che rappresentiamo – evidenzia in una nota il comitato – vi riportiamo l'amaro sfogo di una nostra associata, la sig.ra Annalisa Barletta di Ceglie Messapica, di 42 anni,
affetta da Sla e mamma di 3 bambini, che è seriamente preoccupata per sé e per la propria famiglia, considerando che ha 3 bambini piccoli da proteggere.
«Buongiorno, sono Annalisa Barletta da Ceglie messapica, 42 anni, con tre bambini piccoli e con Sla. Sono immobile e respiro con il supporto di una macchina. Vi denuncio uno scenario già da voi conosciuto. Ma ben tenuto coperto. Noi pazienti assistiti da questa strana Adi. Gestita da una cooperativa che ha tre nomi. Non ha personale. Non controllava fino a ieri (dopo infinite segnalazioni) le infezioni da Covid. Ora si rifiuta di eseguire, come prevede la normativa, il tracciamento dei contagi omettendo in questo modo di avvisare pazienti e familiari di essere stati probabilmente contagiati. Io stessa e la mia famiglia stiamo vivendo in questa angoscia. Ora ci domandiamo: come può avvenire tutto questo, con il vostro consenso? In attesa di una risposta, porgo distinti saluti».
Questo, dunque, lo sfogo di Annalisa, un'ammalata, fra tante come lei, che si ritrova in una situazione di vero terrore. Voler vivere nonostante la grave patologia da cui è si è affetti e non essere messi in condizione di poterlo fare».