La senatrice del Movimento 5 Stelle Bruna Piarulli, insieme ai colleghi Donno, Pesco, Abate, Trentacoste, Presutto, Lannutti, Croatti, Guidolin e Angrisani, pone una serie di quesiti al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
«Il depuratore consortile nel tarantino? Realizzarlo nel pieno rispetto dell’ambiente e delle peculiarità paesaggistiche di quel territorio».
La senatrice del Movimento 5 Stelle Bruna Piarulli, insieme ai colleghi Donno, Pesco, Abate, Trentacoste, Presutto, Lannutti, Croatti, Guidolin e Angrisani, pone una serie di quesiti al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
«Quali misure si intendono adottare per fronteggiare l’emergenza ambientale per i comuni coinvolti e le aree marine connesse?» è riportato in un’interrogazione. «Come tutelare le riserve naturali considerate protette ed il patrimonio marittimo pugliese? Quali iniziative promuovere per risolvere l’annosa questione relativa alla depurazione delle acque costiere, perno fondamentale del turismo zonale e di un'ecologia sostenibile?».
Il riferimento è all’impianto di depurazione consortile che si sta ultimando in zona Specchiarica-Urmo, cui confluiranno le acque reflue urbane di Sava e Manduria, nonché, solo quando si troveranno i soldi necessari per portare la rete fognaria, anche quelle delle marine della città messapica.
Al centro dell’interesse dei parlamentari il problema degli scarichi e la prossimità dell’impianto alla costa.
Nel dettaglio «la normativa vieta lo scarico sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo» scrivono Piarulli e i suoi colleghi recependo le criticità sollevate da chi vive e opera in quei territori. «Vi è peraltro la possibilità di derogare al divieto generale per gli scarichi di acque reflue urbane e industriali, per i quali sia accertata l'impossibilità tecnica o l'eccessiva onerosità, a fronte dei benefici ambientali conseguibili».
I parlamentari, inoltre, richiamano il fatto che «la vicenda è stata già in passato oggetto di numerose sollecitazioni istituzionali da parte di associazioni ambientali e di comitati cittadini, che hanno proposto soluzioni alternative allo scarico in mare volte alla salvaguardia dell'ambiente e al recupero delle acque reflue da utilizzare per il ripristino della riserva idrica, contrastando la desertificazione dei terreni»
In questo senso, infatti, erano state previste «la delocalizzazione del depuratore lontano dalla costa» si fa notare nell’interrogazione», la riqualificazione delle strutture esistenti, la messa a norma e l’ampliamento del depuratore di Manduria, la costruzione a Sava dell’impianto citato in un’area già cementificata (dove anni fa furono avviati i lavori di realizzazione di un depuratore poi abbandonato in corso d’opera, senza mai essere entrato in funzione), il collegamento dei tronchi fognari in parte al depuratore di Avetrana e in parte a quello di Maruggio, con opportuni dimensionamenti».