«Quello che rimaneva del corpo di una donna ed i frantumi della sua anima, arrivavano al pronto soccorso del vostro ospedale. In 4 mesi e dopo innumerevoli operazioni, non c'è stato reparto che non mi abbia accolto, accudito, amato»
Pubblichiamo una lettera aperta di una donna di Brindisi, che preferisce l’anonimato, con la quale ringrazia, a cuore aperto, i sanitari del Perrino, i quali, poco più di un anno fa, le hanno salvato la vita, dimostrando, oltre che professionalità, un eccezionale senso di umanità.
«Un anno fa, il 29 novembre 2019, quello che rimaneva del corpo di una donna ed i frantumi della sua anima, arrivavano al pronto soccorso del vostro ospedale. Quella donna ero io ed in pochi, avrebbero scommesso un solo soldo sulla mia possibilità di sopravvivenza.
Ognuno di voi al Perrino, mi ha aiutata. In 4 mesi e dopo innumerevoli operazioni, non c'è stato reparto che non mi abbia accolto, accudito, amato. Il mio cervello, per un processo autoconservativo, ha cancellato il ricordo troppo doloroso di quei giorni. Ma non il mio cuore; lui sa ed ogni tanto riemergono dei flash. Nel pieno della notte in tempesta, un'ombra in camice bianco mi ha abbracciata e consolata. Un'altra dalla lunga treccia nera mi ha detto: “ce la farai”.
Un ragazzo in verde, credo in terapia intensiva, ha ballato e cantato intorno al mio letto la mia canzone preferita del momento. Un angelo mi ha lavato ogni mattina e raccontato della sua bimba/o ( non ricordo bene!) di pochi mesi, che non dormiva la notte. Alice nel Paese delle Meraviglie ha bevuto con me il the tante volte, per lenire le ferite dell'anima. Un'anima gentile ha lasciato i suoi attrezzi di lavoro per tenermi la mano, sentendomi piangere prima di entrare in sala operatoria. Un pirata con bandana e orecchino ha risposto con pazienza alle mie farneticazioni, sotto anestesia. L'elenco potrebbe continuare all'infinito e tanti ricordi mi torneranno ancora.
Vi scrivo per dirvi semplicemente GRAZIE, non solo a nome mio, ma anche di tutti coloro che oggi assistete e magari non possono parlare. Come me, 12 mesi fa. Vi abbraccio, forte forte. Non mi firmo, non serve... Probabilmente mi avete riconosciuta ma, se così non fosse, sono il paziente che in questo momento state aiutando».