Il Pd voleva rinviare il ritorno in classe al 18, dopo lo scontro con Azzolina e le ministre di Italia Viva arriva la mediazione. Cinquestelle contro la Demicheli: “Nessuna organizzazione sui trasporti”
E’ uno scontro quasi all’arma bianca, segno della profonda tensione di questi giorni, quello che ha luogo nel Consiglio dei ministri notturno chiamato a dare il via libera al nuovo decreto anti-Covid che entrerà in vigore il 7 gennaio. E’ la scuola, ancora una volta, il terreno dello scontro. Dopo una giornata di tensione tra governo e Regioni sulla data del 7 gennaio il capodelegazione del Pd, Dario Franceschini, propone di rinviare l’apertura almeno a partire dal 15 gennaio. Le ministre di Italia Viva non ci stanno, così come la titolare dell’Istruzione Lucia Azzolina.
E la data più adeguata per riaprire le superiori in presenza (al 50%), secondo i Dem, sarebbe quella del 18.
«Il rinvio è segno di un caos inaccettabile. Non si doveva arrivare a questo punto quando lo abbiamo detto da mesi che le scuole avrebbero riaperto a gennaio», sbottano le ministre renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti proprio mentre in tv Matteo Renzi torna ad attaccare frontalmente il premier Giuseppe Conte.
Il clima si fa tesissimo. E il M5S se la prende anche con De Micheli. "L'organizzazione dei trasporti è stata totalmente assente", sottolinea una fonte di governo pentastellata.
Alla fine la mediazione cade sull'11 gennaio. Ma alcune regioni (fra queste il Veneto e il Friuli) hanno già emesso delle ordinanze per rinviare a febbraio la riapertura delle scuole. C’è, insomma, il caos più assoluto.