Sul tavolo la proposta avanzata dall’Istituto superiore di Sanità e condivisa dal Comitato tecnico scientifico: se l'incidenza settimanale dei casi supera i 250 casi ogni centomila abitanti, la Regione è automaticamente in zona rossa
Conferma del coprifuoco alle 22. E inserimento di una zona bianca nelle aree a minore contagio con libertà di spostamento e con tutte le attività aperte. Sono alcune delle decisioni prese nella riunione del premier Giuseppe Conte con i capi delegazione in vista del nuovo Dpcm in vigore dal 16 gennaio, che sarà accompagnato da un altro decreto legge. Ma l’esecutivo lavora anche a una stretta ulteriore. Una delle ipotesi al vaglio del governo è quella di varare una stretta anti-movida, vietando l'asporto dalle 18 esclusivamente per i bar, e consentendo solo le consegne a domicilio. Così come potrebbe essere prolungato il divieto di spostamenti anche tra Regioni “gialle”. Entrambe le proposte dovranno essere sottoposta alle regioni nel vertice di lunedì con il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia. Smentita, da fonti di governo, l'ipotesi di una stretta nei weekend che renderebbe tutte le regioni “arancioni. Potrebbero invece i musei nelle Regioni gialle.
Soglie parametri saranno decise dopo il 13 gennaio
Nella riunione serale si è ragionato anche sulla proposta avanzata dall'Istituto superiore di Sanità e condivisa dal Comitato tecnico scientifico: se l'incidenza settimanale dei casi supera i 250 casi ogni centomila abitanti, la Regione è automaticamente in zona rossa. Ma il cambio di parametri non piace alle Regioni. Ecco perché sia sulle soglie dei parametri che decreteranno i colori delle zone che sulla durata del nuovo Dpcm che sarà in vigore dal prossimo 16 gennaio si deciderà dopo il vertice con le regioni e le comunicazioni al Parlamento del ministro della Salute, Roberto Speranza, il prossimo 13 gennaio.
Veneto ed Emilia Romagna più a rischio
In base ai dati dell’ultimo monitoraggio (relativi alla settimana dal 28 dicembre al 3 gennaio - ma il trend è in peggioramento), con il cambio dei parametri ipotizzato il Veneto sarebbe rosso, visto che ha un'incidenza di 453,31 casi, mentre l'Emilia Romagna con 242,44 casi, rimarrebbe di poco fuori. A rischio sono però anche Friuli Venezia Giulia, Marche e la provincia di Bolzano: tutte sopra la soglia dei 200 positivi. Anche la Lombardia con i nuovi parametri è al limite, per ammissione dello stesso presidente: «Rischiamo di passare in zona rossa» ha detto Attilio Fontana. Non bene neppure il Lazio. «Con molta probabilità, visto l'andamento della curva del contagio, da venerdì saremo in fascia arancione. Ed è altrettanto probabile che il Lazio ci rimarrà per qualche tempo» è il parere dell'assessore alla Sanità Alessio D'Amato.
Le perplessità delle Regioni sul nuovo parametro
Al tavolo di confronto tra governo e Regioni già si annunciano fibrillazioni nonostante l’esecutivo abbia fatto sapere che il governo garantirà i ristori a tutte le attività che a causa delle restrizioni resteranno chiuse. Ai governatori le modifiche non piacciono: l'automatismo, è il ragionamento, potrebbe finire per penalizzare le regioni più virtuose, quelle che fanno il maggior numero di tamponi. A partire dal Veneto. La Regione guidata da Luca Zaia (che assieme a Lombardia, Emilia Romagna, Calabria, Sicilia da lunedì 11 gennaio restano in fascia arancione) a oggi registra oltre 450 casi per 100mila abitanti e quindi finirebbe in zona rossa ma è anche quella che fa il maggior numero di test. Il presidente dell'Emilia-Romagna e della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini è stato netto nella bocciatura della proposta. «Quel limite - ha detto - non l'ha chiesto nessuna regione e, se volete la mia impressione, non entrerà fra quelli utilizzati per decidere la colorazione o lo spostamento delle Regioni»
Proroga dello stato di emergenza
La volontà ormai certa del governo è però di stringere ulteriormente le maglie. Anche e soprattutto per evitare che un'impennata dei casi vada a compromettere la campagna di vaccinazioni. Appare scontata la decisione di prorogare lo stato di emergenza almeno fino al 30 giugno. Un regime che consente l'emissione dei Dpcm e delle ordinanze del ministro della Salute e una serie di provvedimenti attribuiti proprio alle Regioni per procedere d'urgenza, ma anche di far proseguire lo smart working dei dipendenti pubblici.
Il nodo scuola
Oggi doveva ripartire anche la scuola in presenza alle superiori ma sarà così solo in 3 Regioni (Valle d'Aosta, Toscana e Abruzzo) le altre hanno deciso di far slittare il rientro in classe. Non è affatto escluso, dunque, che l'esecutivo decida di intervenire nel nuovo Dpcm e posticipare il ritorno in classe almeno al 1 febbraio, per evitare che ogni regione vada in ordine sparso.
Zone bianche nelle aree con Rt sotto 0,5
Ma l'obiettivo del governo è anche quello di dare un segnale di speranza, premiando le aree più virtuose: per questo nel Dpcm dovrebbe essere introdotta una nuova zona 'bianca' nella quale sarebbero aperte tutte le attività, scuole comprese. Il criterio ipotizzato per accedervi, al momento, sarebbe l'Rt (indice di contagio, ndr) sotto 0,5: una soglia che però ad oggi è ben lontana dall'essere raggiunta dalle regioni. In fascia bianca si potrebbero riaprire i luoghi della cultura, come musei, teatri, sale da concerto e cinema. I bar e i ristoranti lavorerebbero senza limiti di orario e anche piscine e palestre tornerebbero a funzionare a pieno ritmo. Sempre però mantenendo le regole base di contenimento, come mascherina obbligatoria, distanziamento e divieto di assembramento.