Ecco il comunicato di Romito, referente per la Puglia di ANP
«Abbiamo, come tutti, passato il giovedì e il venerdì di questa settimana nella vana attesa di provvedimenti, governativi o regionali, rispetto ai quali - per la verità - soltanto chi non tiene conto della generale incertezza che domina la vita politica e istituzionale del Paese poteva figurarsi che sarebbero stati innovativi e decisivi, in una sorta di gara istituzionale volta ad illuminare il cammino da percorrere per uscire dall’attuale situazione di stallo - potremmo anche dire, di blocco - della scuola italiana nell'attuale fase della pandemia, vicini a compiere, ormai e purtroppo, il primo anno di età.
Per andare al sodo, com’è nostro costume, vince la deludente gara il “nuovo” DPCM che, al di là del larghissimo uso del “copia e incolla” rispetto al precedente, contiene solo una novità di qualche interesse, per le sole scuole superiori: nelle regioni in “fascia arancione”, com’è il caso attualmente della Puglia, a decorrere dal 18 gennaio e fino al 5 marzo almeno il 50 per cento e fino ad un massimo del 75 per cento della popolazione studentesca potrà frequentare in presenza. Vogliamo leggere questa disposizione, da sfegatati sostenitori quali siamo dell'autonomia organizzativa delle scuole, come una possibilità minuscola ma importante di poter decidere, appunto in autonomia e secondo le concrete condizioni organizzative di ciascuna scuola e i vincoli a cui esse sono sottoposte, almeno la quota di “sopportabilità” della presenza degli studenti? Infatti, è pur vero che, con le limitazioni e i distanziamenti imposti dalla pandemia, molte di queste scuole non sono in grado di garantire una presenza superiore al 50%.
E vogliamo anche intendere che per “popolazione studentesca” ci si possa riferire al numero delle classi invece che al numero degli studenti, che non sono la stessa cosa?
Crediamo di sì, che si possa e che si debba.
Seconda e ultima classificata della gara, a zero punti, ex aequo con i prefetti che vogliono imporre alle scuole della maggior parte delle province pugliesi la sciagura del doppio turno di ingresso e di uscita nelle scuole superiori, giunge inopinatamente la Regione con il suo Presidente che, di fatto, nella sua “nuova” ordinanza (la n. 14), ripropone per le scuole del primo ciclo i contenuti della vecchia ordinanza n. 444 vigente fino a Natale scorso, capovolgendo per la terza volta le disposizioni sulla cosiddetta “libertà di scelta” delle famiglie disposte dall’ordinanza n. 1 che scade oggi.
Quest’ultima prevedeva che i genitori richiedessero espressamente l’attività didattica in presenza; l’ordinanza n. 14, che entrerà in vigore lunedì, impone invece che la scelta riguardi espressamente la didattica a distanza.
Siamo francamente sconcertati, ma dovremmo meglio dire indignati, da questo balletto di disposizioni, che ora impegnerà i dirigenti in quel che resta del fine settimana a richiedere ai genitori l’espressione della loro volontà. E, inoltre, tutto ciò varràsolo per 6 giorni, poiché la nuova ordinanza vige da lunedì 18 soltanto fino a sabato 23 gennaio.
E, infine, ciliegiona sulla torta, come nella precedente ordinanza la scelta dei genitori è esercitabile solo per una sola volta e per l’intero periodo di vigenza, ossia fino al 23 gennaio, ma da lunedì ci potranno essere deroghe rimesse alle valutazioni del dirigente scolastico. Il che significa che saranno possibili ripensamenti in corso d’opera da parte delle famiglie, con le conseguenti variazioni del tasso di presenza a scuola; non soltanto, ma in caso di dinieghi da parte dei dirigenti è prevedibile che vi sarà da dirimere un numero indefinito di contrasti e contenziosi tra famiglie e gli stessi dirigenti, con ulteriore aggravio di lavoro a carico di questi ultimi, che di tutto si potranno occupare tranne che di dirigere quel poco che resta di un’ordinata attività scolastica.
Bel risultato per chi sbandiera ogni piè sospinto la necessità di rafforzare l’alleanza fra scuola e famiglie!
Non ci stiamo lamentando qui, corporativamente, dell’ennesimo surplus di lavoro, ormai ci siamo abituati, ma del fatto che con l’ultima di queste ripetute piroette si danno definitivamente tanti saluti alla stabilità dell’organizzazione e dell’offerta formativa delle scuole, da esse faticosamente perseguite fino ad oggi.
E speriamo di non essere pure additati, in qualche eventuale post sui social, di voler sabotare l’ordine costituito.
Cosa avremo dopo il 23 gennaio? Chissà. Speriamo si sia toccato il fondo oggi.
Tutto qui, e scusate se è poco.
Il comunicato potrebbe finire qui, avendo esaurito i contenuti fondamentali della presente e tormentata vicenda delle scuole pugliesi all’epoca della pandemia in Italia.
Ma la tentazione di argomentare ulteriormente su di essa è forte e quindi proponiamo, senza che chi legge si senta obbligato a proseguire, qualche rapida e sintetica riflessione:
1. nelle scuole pugliesi del primo ciclo continua ad essere in vigore la discutibile “libertà di scelta”, da parte delle famiglie, se mandare o non mandare i propri figli a scuola, con la conseguente variabilità e imprevedibilità della frequenza scolastica a proposito della quale la Regione ha chiesto i dati alle scuole; a nostro avviso avrebbe dovuto farlo, invece, e da tempo, l'USR: comunque, a quando i risultati?
2. la nuova ordinanza affossa pure la disposizione, chiesta da noi e dalle altre organizzazioni sindacali per assicurare almeno una parvenza di stabilità alla frequenza scolastica, che la scelta, una volta che fosse esercitata, non potesse essere più cambiata. Un piccolo contentino, vanificato però dalla possibilità di richiedere deroghe da parte delle famiglie, introdotta dall’ordinanza emanata oggi;
3. abbiamo ritenuto fosse discutibile, e continuiamo a ritenerla tale, la cosiddetta “libertà di scelta” che il Presidente Emiliano fa discendere da un “principio di rango costituzionale grosso come una montagna” (parole sue) secondo cui i genitori, in una pandemia, hanno il diritto di non far uscire di casa i figli e, nel contempo, opzionare - se lo vogliono - l'altro diritto/dovere, ossia quello all’istruzione dei propri rampolli. Con preminenza del primo, dice Emiliano, visto che attiene al diritto alla salute. Ma se quest'ultimo è preminente, potremmo obiettare o no che non ha senso logico lasciare alle famiglie e ai loro figli, che si dice di voler proteggere, la libertà di correre il rischio di contagio? A quel punto meglio chiudere tutto, oppure prendersi il rischio calcolato di continuare l'attività scolastica quando e dove possibile - e per tutti coloro che debbono frequentare, non solo per alcuni - assicurando le condizioni di sicurezza previste dai protocolli igienico-sanitari.Con noi lo dicono diversi esperti del settore, come il Prof. Massimo Galli, infettivologo (Università di Milano), la Prof.ssa Danila De Vito, virologa (Università di Bari), e altri ancora. Ci piacerebbe sapere cosa ne pensa, fuori dell’ufficialità, il Prof. Pierluigi Lopalco, epidemiologo prestato alla politica;
4. confessiamo senza falsi pudori che quella contro la “libertà di scelta” appena ricordata, che evoca sinistramente altre discutibili “libertà” (ricordate la libertà di cura invocata anni addietro a proposito del metodo Di Bella, o del metodo Stamina di Vannoni, poi rivelatisi privi di fondamenti scientifici?) è una battaglia che abbiamo perso, per mancanza di alleati di un qualche peso politico e istituzionale. L’attuale ministra all'istruzione minacciò a suo tempo fuoco e fiamme contro tale principio, evidentemente contrario, oltre che alla logica, agli ordinamenti ed all’autonomia delle scuole della repubblica ma poi non ne fece più nulla, presumibilmente in nome della realpolitik cui è d’obbligo attenersi da parte dei politici in un Paese dominato, ormai da decenni, dall’incertezza e dall'inconsistenza delle maggioranze politiche che si susseguono alla sua guida. Chiudiamo quindi ogni polemica sulla libertà di scelta e accettiamo, per ora e in mancanza di altre prospettive, il male minore.Ma consentiteci, se non altro, di chiederci: se il principio evocato da Emiliano è di così grande peso da scomodare la Costituzione per giustificarlo, perché si applica solo in Puglia? Ai posteri, con quel che segue;
5. anche se, e ci scuserete per il temporaneo ripensamento, non vorremmo che la “libertà di scelta” divenisse per analogia, e il rischio c’è, un diritto diffuso il cui esercizio fosse poi preteso dalle famiglie anche per altre fattispecie e momenti della vita e dell’organizzazione didattica delle scuole, che dovrebbero essere invece saldamente nelle mani delle scuole stesse, dei loro organismi collegiali e dei dirigenti. Si potrebbero fare numerosi esempi, dalla formazione delle classi alla valutazione degli alunni, ma lasciamo il completamento di questo elenco appena abbozzato alla fantasia di chi ci legge. Non vogliamo essere riguardati come coloro che comprimono il diritto alla partecipazione dei genitori alla vita scolastica; ma ricordiamo che esso dev’essere esercitato nei modi e nelle sedi opportune, previsti dagli ordinamenti e assicurati dalla presenza dei genitori stessi negli organi collegiali scolastici. Altra cosa è, invece, la gestione della scuola che, fatte salve le competenze degli organi collegiali e i criteri generali da essi deliberati, spetta poi esclusivamente al dirigente, inteso come organo dell'amministrazione (per gli amanti delle citazioni giuridiche, si veda l'art. 5 del Decreto Legislativo n. 165/2001);
6. passando alle scuole superiori, ribadiamo la nostra ferma contrarietà alle ordinanze prefettizie a cui abbiamo accennato sopra, nella parte in cui, adducendo le difficoltà del trasporto pubblico locale, impongono il doppio turno di ingresso e di uscita alle scuole superiori di 4 province su 6 del territorio pugliese. Abbiamo già esposto il 20 dicembre scorso, in un documento inviato - senza aver ricevuto riscontro o risposta alcuna - a prefetti, province, Regione e USR, i numerosi motivi che sconsigliano l’adozione del doppio turno: lo si trova al link
Chi avesse la pazienza di leggerlo, troverebbe in esso un’esposizione dettagliata delle controindicazioni, degli inconvenienti e dei disagi che il doppio turno comporterebbe, in primo luogo per gli studenti, che sono la nostra prima preoccupazione. In secondo luogo, per le scuole, con la complicazione - ai limiti dell’impossibilità - di gestire orari delle lezioni continuamente mutevoli, in particolare quelli relativi a docenti in servizio in più scuole;
7. ma c’è un’altra e più importante ragione che dovrebbe sconsigliare l’adozione del doppio turno nelle scuole superiori. Come abbiamo detto prima, le scuole potrebbero mediamente garantire un’attività in presenza non superiore al 50% delle classi, e oggi il nuovo DPCM consente loro di non essere costrette superare tale limite. Le aziende che gestiscono i trasporti, che hanno potuto partecipare, a differenza dei dirigenti delle scuole, alle riunioni con i prefetti per esaminare i problemi che hanno poi portato alle ordinanze, fanno sapere (ce lo ha riferito l’assessore regionale Maurodinoia nell’ultima riunione che abbiamo avuto con il Presidente Emiliano e gli altri assessori il 13 gennaio scorso) che, in caso di frequenza al 50% le scuole dovrebbero praticare un orario unico (come nella situazione ante Covid) perché altrimenti molti bus viaggerebbero vuoti.Se è così, perché insistere sul doppio turno visto che - tra l’altro - una diversa soluzione non solo è possibile ma è anzi raccomandabile, anche al fine di non sprecare risorse?
8. infine, non si vedono ancora le annunciate misure tese ad aumentare il livello di salvaguardia sanitaria nelle scuole. Alcrash down del tracciamento dei positivi al virus, difficilmente ripristinabile in tempi brevi causa la numerosità dei contagiati, ogni giorno in aumento, dovrebbe seguire un aumento della sorveglianza sanitaria, sia per mezzo di una campagna di esecuzione a tappeto di tamponi per gli alunni, sia attraverso l’immediata e non rinviabile vaccinazione di tutto il personale della scuola. A parole, ciò è stato promesso dalla Regione, come dichiarato dall’assessore Lopalco nell’ultima riunione avuta con lui, unitamente all’istituzione della figura dell’”infermiere scolastico” ossia di una figura sanitaria dedicata unicamente alle scuole e fisicamente presente nelle scuole stesse.
Siamo in attesa di atti concreti, valuteremo di conseguenza».