lunedì 25 novembre 2024


20/01/2021 12:04:46 - Manduria - Attualità

Nella splendida cornice della sala del museo civico, un cospicuo numero di alunni delle classi quinte della scuola primaria ha offerto una bellissima lezione sul valore culturale della tradizione linguistica manduriana

La dirigente scolastica dell’istituto comprensivo “Don Bosco” Luisa Damato, insieme alle docenti delle classi V della scuola primaria, fortemente convinte del valore pedagogico e culturale del dialetto, ha organizzato per la serata del 18 gennaio una bellissima manifestazione per celebrare la lingua madre di Manduria.

Nella splendida cornice della sala del museo civico, un cospicuo numero di alunni delle classi quinte della scuola primaria, alla presenza della loro dirigente, del sindaco e del vicesindaco, ha offerto una bellissima lezione sul valore culturale della tradizione linguistica manduriana.

Un breve sketch introduttivo ha messo in evidenza come nel terzo millennio, nell’era della globalizzazione, conoscere l’inglese sia una prerogativa fondamentale per le nuove generazioni, tuttavia ciò non deve precludere la conoscenza della lingua dei propri nonni.

Il dialetto rappresenta, infatti, una preziosa risorsa culturale tramandata nei secoli, un aspetto della cultura popolare da salvaguardare che può fungere da collante per legare la scuola al proprio territorio e tenere viva la memoria della storia della propria comunità.

Al riguardo, ricca di significato la citazione del giovane Gabriele Lomartire di Milan Kundera: “…Per liquidare i popoli si comincia col privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un’altra cultura, inventa per loro un’altra storia. Dopo di che il popolo incomincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. E il mondo intorno a lui lo dimentica ancor più in fretta.”

A seguire, i giovani allievi del “Don Bosco” si sono passati la staffetta nella declamazione di poesie in vernacolo manduriano, scritte da autori manduriani. Per l’occasione sono state scelte poesie di Gregorio D’Ostuni, classe 1911, appassionato cultore del nostro dialetto; di Cosima Malorgio, insegnante dell’istituto “Don Bosco” per diversi decenni, anche lei tenace appassionata del dialetto in quanto le permette di riaccostarsi alla passata fanciullezza, quando tutto aveva il sapore della spensieratezza e dell’allegria; e di Michele Serino, la cui vicinanza al mondo dei giovani gli ha fatto scoprire la necessità di trasmettere alle nuove generazioni il fascino delle antiche tradizioni.

Tutte le poesie inneggiano alle bellezze della nostra città e alla sua storia ultra-millenaria.

A conclusione, prima di dare la parola ai graditissimi ospiti, la dirigente, di origini campane, ha voluto suggellare il suo legame con la città di Manduria, cimentandosi nella lettura di una poesia in dialetto manduriano di Cosima Malorgio “La cozza e la farfalla”. Una poesia che non parla delle bellezze manduriane, né tantomeno della forza, del coraggio, della caparbietà, dell’amore per la nostra terra dei nostri avi, ma semplicemente di due animaletti che si incontrano nella nostra macchia mediterranea e dai loro dialoghi si intuisce una bellissima morale “Sobbra sta terra puru cinca è bruttu teni nu preggiu e servi a ncuna cosa”.

A deliziare ragazzi e adulti presenti, la dirigente, suggellando un gemellaggio tra dialetti, ha voluto concludere con i versi di una bellissima poesia in dialetto napoletano di Salvatore Di Giacomo intitolata “’A mamma” che celebra la figura materna e il suo amore immenso e incondizionato per il proprio figlio.

A seguire l’intervento del vicesindaco Andrea Mariggiò, che ha prima ringraziato i ragazzi per l’ottimo lavoro svolto, quindi si è soffermato a rimarcare l’importanza del dialetto come identità culturale e a tal proposito ha riportato alcune citazioni di Pier Paolo Pasolini che si accostava ai dialetti nazionali e non solo con il rispetto che si riserva ad una cultura da difendere, e salvare dall’aggressione di una barbarie massificata.

A concludere la serata l’intervento del primo cittadino Gregorio Pecoraro, il quale ha rimarcato la convinzione che il dialetto non deve essere visto come un fastidioso ricordo di quando si era poveri e si apparteneva ad una famiglia contadina o di quando l’italiano era la lingua delle persone istruite, ma il dialetto deve essere apprezzato come un patrimonio tramandato di notevole ricchezza linguistica e non solo.











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