Cosa succede con le forniture di vaccini?
Da giorni i paesi europei e le istituzioni comunitarie sono state avvisate da alcune importanti case farmaceutiche che la fornitura di vaccini contro il coronavirus sarà più lenta del previsto, almeno nel breve-medio termine. Dopo i vari ritardi e riduzioni comunicati da Pfizer-BioNTech, l’azienda che produce il vaccino al momento più diffuso in Europa, due giorni fa anche l’azienda AstraZeneca ha fatto sapere che consegnerà molte meno dosi di quelle pattuite nel primo trimestre del 2021, a prescindere da quando arriverà l’approvazione dell’Agenzia europea del farmaco (EMA), prevista al momento per fine gennaio.
L’annuncio di AstraZeneca è particolarmente problematico perché assieme all’Università di Oxford produce il vaccino più economico e facile da conservare fra quelli arrivati nelle ultime fasi di sviluppo, e su cui i paesi europei avevano fatto grandissimo affidamento. Ad agosto l’Unione Europea aveva ordinato 300 milioni di dosi del vaccino prodotto da AstraZeneca, di cui circa 80 milioni dovevano arrivare entro la fine di marzo 2021.
Due giorni fa, però, ha informato la Commissione Europea che a causa di non meglio specificati problemi di produzione di una ditta produttrice del vaccino, l’azienda francese Novasep, sarà in grado di fornire solo una parte delle dosi pattuite. Una fonte a conoscenza della conversazione con le istituzioni europee ha detto a Reuters che AstraZeneca fornirà soltanto 31 milioni di dosi entro marzo, e che al momento non sa se riuscirà a compensare nei mesi successivi le forniture promesse.
Le riduzioni paese per paese non sono ancora state confermate ufficialmente: in Austria il ministero della Sanità ha detto che si aspetta una riduzione di poco superiore al 50 per cento, mentre in Lituania si parla di un taglio dell’80 per cento delle dosi.
In Italia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha scritto in un post su Facebook che la fornitura verrà ridotta del 60 per cento, ma ha aggiunto che la cifra non è ancora stata confermata ufficialmente. «Ricorreremo a tutti gli strumenti e a tutte le iniziative legali, come già stiamo facendo con Pfizer-Biontech, per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali e per proteggere in ogni forma la nostra comunità nazionale», ha aggiunto Conte. Al momento non si ha notizia di altri paesi che hanno minacciato cause legali alle aziende farmaceutiche coinvolte.
La riduzione del 60 per cento, se confermata, sarebbe una brutta notizia per l’Italia, che si aspettava più di 16 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca e potrebbe riceverne soltanto 6,4 milioni. Nel suo post Conte parla di una riduzione da «3,4 milioni di dosi anziché 8 milioni» ma probabilmente si è confuso con i dati del vaccino Pfizer-BioNTech, che comunque ha promesso di compensare a breve i ritardi di queste settimane.
Secondo calcoli di Repubblica, tenendo conto dei ritardi di Pfizer-BioNTech e Astrazeneca e delle ridotte quantità disponibili del vaccino di Moderna, ci si attende «uno slittamento del piano almeno di un paio di settimane»: «molte regioni hanno già comunicato ufficialmente il rinvio a febbraio inoltrato delle vaccinazioni per gli over 80», che nei piani del governo doveva iniziare fra gennaio e febbraio.
Il problema, anche nelle prossime settimane, sarà comunque la disponibilità delle dosi: il governo aveva previsto di avere a disposizione entro marzo 28,2 milioni di dosi, mentre secondo i calcoli del commissario straordinario Domenico Arcuri potrebbe riceverne 15 milioni: fra l’altro, sia i vaccini di Pfizer-BioNTech che quelli di Moderna e AstraZeneca hanno bisogno di due dosi per essere efficaci. Il numero massimo di persone vaccinabili nei prossimi due mesi, quindi, è di circa 7,5 milioni: appena il 12,4 per cento della popolazione italiana.
Al momento l’Italia è l’unico paese che ha minacciato cause legali alle aziende farmaceutiche coinvolte. Domenica mattina però il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha detto alla radio Europe 1 che l’Unione Europea intende «far rispettare alle aziende farmaceutiche i contratti che hanno sottoscritto […] usando i mezzi legali a nostra disposizione».
La Commissione Europea, attraverso la commissaria alla Salute Stella Kyriakides, ha manifestato «grande insoddisfazione» per la riduzione delle forniture annunciata da AstraZeneca e ha chiesto «tempi precisi sulle consegne» per dare modo agli stati di programmare meglio la campagna vaccinale. Al momento non è chiaro come intenda fare pressione per ridurre al minimo i disagi, e quanto possa ottenere.
Secondo le poche informazioni disponibili i contratti stipulati dalla Commissione Europea con le aziende farmaceutiche prevedono tempi di consegna trimestrali: anche per questa ragione non è chiaro se esista il margine per impugnare i contratti e obbligare Pfizer-BioNTech e Astrazeneca a rispettarli. Al momento i contratti di prenotazione sono secretati. Pochi giorni fa l’ufficio del Mediatore Europeo, un’autorità indipendente dell’Unione Europea che si comporta come un difensore civico, ha aperto un’indagine sulla decisione della Commissione di non renderli pubblici.