lunedì 25 novembre 2024


28/01/2021 14:57:16 - Manduria - Attualità

Si continui a ricordare, da oggi e per tutto l’anno, le atrocità delle persecuzioni di ebrei, zingari e omosessuali e, soprattutto, si combatta con determinazione il tanto odio che viene trasmesso attraverso i social

Eventi (quest’anno on line), mazzi di fiori e una valanga di post…

Anche quest’anno l’impressione è quella di sempre. La Giornata della Memoria nasce e termina in poche ore. Tutti a celebrare, giustamente, un fenomeno gravissimo della storia del secolo scorso: il genocidio più grande e cruento mai avvenuto nella storia dell’uomo. Genocidio degli ebrei (l’Olocausto), ma anche di zingari, oppositori e gay (proprio ieri Arci Gay Salento ha promosso una iniziativa parlando di Omocausto). Si ricordano le circa 15 milioni di persone assassinate dalla Germania nazista, dal silenzio e dall’indifferenza di gran parte dell’Europa negli anni della Seconda Guerra mondiale

Ma già da oggi, sui social e sui giornali, si parla d’altro: niente più mazzi di fiori, niente più celebrazioni, niente più commemorazioni. Come è accaduto, nel corso degli anni, anche a Manduria.

E’ cosa buona e giusta ricordare Elisa Springer nella giornata in cui “bisogna fare memoria” ed omaggiarne il ricordo di questa straordinaria messaggera di pace con un mazzo di fiori. Ma come ha potuto questa città, che il 27 gennaio dichiara di averla sempre amata, consentire che il museo delle memorie di Elisa Springer nascesse a Matera e che la fondazione che porta il suo nome (che tanto e bene si muove per commemorare questa figura) abbia sede in provincia di Bari?

A Manduria? Si è intitolata una piazza. Null’altro. Qualche anno fa, quando si vociferava sulla vendita della casa in cui era vissuta nella seconda parte della sua vita Elisa Springer, avanzammo una proposta: sia il Comune ad acquistarla, trasformandola in un museo contenente tutti i documenti e i ricordi ancora in possesso dei manduriani. Proposta caduta nel vuoto.

Ritornando, poi, alla Giornata della Memoria … corta, crediamo sia necessario, non un volta all’anno, ricordare anche i massacri di tante altre centinaia di migliaia di persone che sono state commesse nel recente passato (Cambogia, Indonesia, India, Giappone, Cina, Ruanda e in tanti altri Paesi), o di altre tragedie dei nostri giorni (il riferimento è alle migliaia di migranti bloccati in Bosnia, al confine con la Croazia, o in altre zone vicine all’Italia, che sono vessati, torturati, picchiati, affamati e lasciati al freddo dalla civile Europa, che rimane, tutta, indifferente alla vicenda terribile che quegli uomini, quelle donne e quei bambini stanno vivendo adesso, in questi giorni e in queste ore).

Se l’Europa, nata sulle ceneri di quella terribile vicenda, vuol continuare ad esistere, non può rimanere sorda e cieca di fronte a quelle immagini. Il Giorno della Memoria sia dunque, per tutti noi, non soltanto il momento del ricordo, ma anche l’occasione per pensare a cosa mettere in campo per contrastare odio e intolleranza che pervadono in maniera capillare la nostra società.

Odio e intolleranza trasmessi ogni giorno e ogni ora attraverso i social. Eppure nessuno si indigna: è diventato normale assistere a campagne di odio contro questo o quel personaggio. Per alcuni, è normale anche partecipare e contribuire…

La politica e le altre agenzie educative non esercitino un mero ruolo sacerdotale, di celebrazione degli eventi. Si attivino nella consapevolezza che i mostri generati da quei totalitarismi nascevano da una profonda crisi della società, molto simile a ciò che osserviamo oggi, acuita ancora di più dalla pandemia, che impattano in maniera devastante sulla società.

La Giornata della Memoria non sia solo quella del 27 gennaio. Viviamola ogni giorno…











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