I dati sull’adesione alla campagna vaccinale nelle scuole: ha aderito l’80% del personale scolastico
«Preoccupano i dati del contagio in Puglia, aggravato dalla diffusione delle “varianti” del virus.
E preoccupa il suo impatto sul funzionamento delle scuole, che in alcune zone della regione vanno avanti a singhiozzo.
Da quanto filtra circa le misure che il nuovo governo adotterà, presumibilmente con procedure di urgenza, sembra escluso il ricorso a lockdown generalizzati. Si sta pensando, piuttosto, a provvedimenti mirati che tengano conto della maggiore o minore gravità del fenomeno su scala locale.
E’ quanto chiediamo da tempo: provvedimenti adottati con logica centralistica non servono. Laddove il rischio sia dimostrato alto, come recentissimamente a Sant’Eramo in Colle ma non solo lì, si chiudano decisamente le scuole, ricorrendo alla didattica a distanza per tutti gli alunni. E ciò può essere fatto con provvedimenti dei sindaci che in materia sanitaria hanno, per legge, gli stessi poteri restrittivi e limitativi del Presidente della Regione.
Quanto a quest’ultimo, se vale il ragionamento fin qui esposto, non hanno più senso le sue ordinanze fintamente restrittivevalide su tutto il territorio regionale. Per noi sono fintamente restrittive in quanto, proprio nella parte in cui lasciano a famiglie e studenti la scelta se frequentare o meno in presenza, scaricando di fatto su di loro la responsabilità di contribuire al contagio, rivelano la loro inutilità sul piano della prevenzione sanitaria in relazione all’attività delle scuole: la prevenzione deve condurre ad esiti prevedibili e misurabili, cosa non consentita da una frequenza scolastica che si attua in maniera volontaria e, quindi, rende puramente casuale il fatto che frequentino o meno in presenza proprio coloro che sono portatori del contagio e pertanto suscettibili di innescare focolai.
Il modo per uscire dalla casualità e avvicinarsi ad una dimensione di normalità ci sarebbe, ma a condizione di attuare, finalmente, politiche attive di prevenzione nelle scuole, per esempio attraverso test rapidi a tappeto su tutti gli alunni che vanno a scuola, laddove non vi sia necessità di chiusura locale secondo il parere dei sindaci.
E in tali casi, lo ripetiamo, tutti gli alunni (almeno per il primo ciclo) dovrebbero tornare in classe, senza far ricorso alla volontarietà delle famiglie: per far questo sarebbero necessari ausili concreti per le scuole, come i promessi operatori scolastici sanitari (in sigla: TOSS), la cui istituzione è stata deliberata dalla regione ma dei quali ancora non si ha traccia. A quando la loro entrata in servizio?
Un’altra politica attiva è quella dell’attuazione in tempi rapidi di una capillare campagna vaccinale nei confronti degli operatori scolastici.
I dati da noi raccolti nelle ultime 24 ore su poco più di un centinaio di scuole in tutta la regione, ci restituiscono una percentuale dell’80% di adesioni volontarie da parte del personale scolastico: si tratta di un dato da cogliere nella sua intrinseca importanza, che leggiamo come la voglia di contribuire, da parte della stragrande maggioranza degli operatori, al ripristino di una situazione di normalità didattica: speriamo che ritardi e disorganizzazione (già alle viste, purtroppo) non siano frustranti rispetto a queste aspettative.
E che di normalità ci sia un disperato bisogno, è sotto gli occhi di tutti: i dati sull’aumento della dispersione scolastica, sul deficit formativo accumulato da quasi un terzo dei nostri studenti in un anno di frequenza a singhiozzo rischiano di diventare permanenti e non più colmabili, se non si mettono in piedi robusti interventi di recupero degli apprendimenti quale politica attiva di emergenza nel settore scuola.
Su questo riponiamo le speranze, oltre che nelle linee programmatiche del nuovo governo che saranno indicate dal Presidente del Consiglio e nella direzione del Ministero dell’Istruzione affidata al ministro Bianchi».
Roberto Romito
Presidente regionale ANP Puglia