domenica 24 novembre 2024


26/02/2021 08:35:52 - Salento - Attualità

Salgono a otto le regioni con terapie intensive oltre soglia critica

Dopo quattro settimane di stabilità aumentano i nuovi casi di contagi da coronavirus dovuti al diffondersi delle varianti e si registra una moltiplicazione di territori a rischio in cui occorre intervenire con chiusure immediate. È la situazione fotografata dalla fondazione Gimbe nel suo monitoraggio settimanale dal 17 al 23 febbraio. Intanto l’Istituto superiore di sanità stima che in Italia la variante inglese ha «una trasmissibilità superiore del 37% rispetto ai ceppi non varianti».

Nuovi casi in aumento del 9,8%

Nel dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si nota un incremento dei nuovi casi (+9,8%), a fronte di un numero stabile di decessi (2.177 rispetto a 2.169). In lieve riduzione, invece, i casi attualmente positivi (-1,5%), le persone in isolamento domiciliare (-1,5%) e i ricoveri con sintomi (-0,9%), mentre risalgono le terapie intensive (2.146 rispetto a 2.074, pari al +3,5%)

Secondo il monitoraggio pubblicato sul portale dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), aggiornato al 24 febbraio, salgono da sei a otto le regioni che superano la soglia critica del 30% dei posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid. Si tratta di Abruzzo (37%), Friuli Venezia Giulia (33%), Lombardia (33%), Marche (36%), Molise (36%), Provincia autonoma di Bolzano (35%), Provincia autonoma di Trento (39%), Umbria (57%).

Allarme in 41 province

Nei dati forniti dalla fondazione risultano 41 province in cui si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente superiore al 20%. Si va da Frosinone (Lazio) che ha quasi raddoppiato i casi in una settimana, a Fermo nelle Marche (+83,8%) e Arezzo in Toscana (+83,1%) nelle prime tre posizioni. Più della metà delle province è concentrata in sole tre regioni: sette ciascuno per Lombardia (in area gialla), Emilia-Romagna e Toscana (entrambe in area arancione).

«Questi dati - commenta Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe - confermano che, per evitare lockdown più estesi, bisogna introdurre tempestivamente restrizioni rigorose nelle aree dove si verificano impennate repentine. Temporeggiare in attesa dei risultati del sequenziamento o di un consistente incremento dei nuovi casi è molto rischioso perché la situazione rischia di sfuggire di mano».

I territori in fascia rossa

Nel suo intervento di mercoledì 24 febbraio in Parlamento il ministro della Salute Roberto Speranza aveva detto che «negli ultimi giorni cinque Regioni hanno segnalato la necessità di 25 zone rosse, alcune decise per l’insorgenza di focolai per la variante inglese altre per la presenza di variante brasiliana e sudafricana».

L’ultimo comune in ordine di tempo a entrare in zona rossa è San Teodoro, località turistica sulla costa nord orientale della Sardegna, a causa dei casi variante inglese del covid registrati in paese. Nella stessa regione ma da sabato 20 febbraio è in lockdown anche Bono, in provincia di Sassari. Nelle ultime ore nel Lazio è scattato il “blocco d’emergenza” per Torrice in provincia di Frosinone che si è aggiunto agli altri tre centri laziali già nella fascia di massimo rischio: Carpineto e Colleferro (in provincia di Roma) e Roccagorga (in provincia di Latina). Da giovedì 25 febbraio stessa sorte in Sicilia per due paesi contigui del palermitano, San Cipirello e San Giuseppe Jato.

Dalla scorsa settimana sono in fascia rossa quattro Comuni della Lombardia: Bollate (città metropolitana di Milano), Mede nel pavese e Castrezzato in (provincia di Brescia) e Viggiù (Varese). In Umbria è “rossa” tutta provincia di Perugia e il comune di San Venanzo (Terni). In Piemonte (che quasi certamente passerà in area arancione nelle possime ore) un comune nell’estremo nord della regione, Re, in valle Vigezzo al confine con la Svizzera, è in zona rossa almeno fino a venerdì 26 febbraio. Stessa situazione dal 14 febbraio e almeno fino a domenica 28 febbraio in Abruzzo per Chieti e Pescara: nel capoluogo dilaga la variante inglese, responsabile del 70% delle infezioni. Da domenica 21 febbraio il Molise è in zona arancione ma un quarto dei Comuni (33 su 136), tutti concentrati nella fascia orientale, è in area rossa fino al 7 marzo.

Misure restrittive a livello locale potrebbero arrivare nelle prossime ore per due centri in Toscana, dove a preoccupare - ha spiegato l’assessore regionale ai diritto alla salute, Simone Bezzini - sono due province: Siena (secondo i dati Gimbe ha fatto registrare un incremento di nuovi casi del 65% in una settimana) e Pistoia (+54,5%). Nel pistoiese, a Quarrata, il sindaco ha fatto rimuovere le panchine per evitare occasioni di contagio.

Oltre a queste zone rosse ci sono quelle inserite in zona arancione “rafforzata”, alle quali si aggiungerà da sabato 27 febbraio Bologna e tutta la sua provincia.

Ritardo sui vaccini

Quanto ai vaccini, si legge ancora nel rapporto Gimbe, «hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose oltre 1,34 milioni di persone (2,25% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 1,58% dell’Abruzzo al 4,17% di Bolzano». Ma resta «esigua la copertura degli over 80: su oltre 4,4 milioni solo 380mila (8,6%) hanno ricevuto la prima dose di vaccino e circa 127mila (2,9%) hanno completato il ciclo vaccinale».

«La campagna vaccinale è sotto scacco delle forniture - spiega il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta - ma è necessario accelerare sul fronte delle somministrazioni. Il governo Draghi imponga un netto cambio di passo».

Nell’incontro con le Regioni di giovedì 25 febbraio il ministro della Salute Speranza ha detto che la campagna di vaccinazione dal Covid «può ancora accelerare». «Negli ultimi tre giorni - ha spiegato - ci sono state 100mila somministrazioni in media. Le dosi in arrivo e quelle già a disposizione delle Regioni ci consentono una ulteriore accelerazione».

Iss: in Italia variante inglese 37% più trasmissibile

L’Istituto superiore di sanità (Iss) nelle Faq di uno speciale varianti pubblicato e aggiornato onlineIn Italia stima che la variante inglese del virus ha «una trasmissibilità superiore del 37% rispetto ai ceppi non varianti, con una grande incertezza statistica (tra il 18% e il 60%)». La stima, viene spiegato, «è stata ottenuta da uno studio di Iss, ministero della Salute, Fondazione Bruno Kessler, Regioni/Province autonome».

«Questi valori - sottolinea l’Iss - sono in linea con quelli riportati in altri Paesi, anche se leggermente più bassi». La stima «induce a considerare l'opportunità di più stringenti misure di controllo che possono andare dal contenimento di focolai nascenti alla mitigazione».











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