I colori e il calore della gente di un continente meraviglioso come l’Africa restano per sempre impressi nel cuore
I colori e il calore della gente di un continente meraviglioso come l’Africa restano per sempre impressi nel cuore. E’ il “mal d’Africa”: la nostalgia per la natura vergine e primordiale, per i paesaggi, per i profumi e per i suoni.
Un “virus” che ha contagiato anche Gregorio Mariggiò, appena rientrato dal Kenia e dalle suggestive location di Watamu e Malindi, scelte per gran parte delle riprese del film “Questa notte parlami dell’Africa”, tratto dall’omonimo romanzo di Alessandra Soresina e prodotto da Draka Production (film sostenuto anche da Apulia Film Commission).
A Mariggiò luccicano gli occhi quando parla di questa sua esperienza e del suo ruolo di ispettore di produzione in questo film.
«E’ stata la mia prima esperienza professionale fuori dai confini della nostra penisola. Un’esperienza meravigliosa, arrivata in un momento particolare della mia vita, che porterò per sempre nel mio cuore» la premessa di Gregorio Mariggiò. «Il mio compito nel cast di questo film? Ispettore di produzione: è il braccio esecutivo dell’organizzatore e pianifica, oltre agli aspetti organizzativi generali, anche la logistica».
Attori e maestranze tecniche italiani sono stati ospitati da un’azienda cinematografica keniana.
«In questa prima parte di riprese (che poi proseguiranno in Puglia), hanno recitato anche attori del posto e abbiamo coinvolto un’aiuto-truccatrice e una costumista keniane».
Poi Gregorio Mariggiò, che da anni lavora in questo settore, si sofferma sull’esperienza umana vissuta in Kenia.
«Mi ha colpito la dignità della gente. Vive nella povertà, in molti casi assoluta, ma sui loro volti non scorgi mai tristezza. Ho particolarmente legato con i bambini del posto, sempre sorridenti e felici. Ho cercato di aiutarli in ogni modo, anche risparmiando sul catering, per devolvere a loro parte del cibo che sarebbe toccato alla troupe. Hanno subito compreso che non eravamo turisti, ma, al termine delle lezioni scolastiche, erano sempre accanto a noi nelle aree scelte per le riprese. Ho legato talmente tanto con loro» scherza Mariggiò, «che a volte mi sentivo come Don Bosco con i suoi allievi…».
Le riprese, programmate da tempo, sono state effettuate nonostante la pandemia.
«Abbiamo rispettato rigorosamente i protocolli italiani previsti per il cinema: ci siamo sottoposti ogni settimana al tampone. Il Covid in Kenia? Hanno anche loro il coprifuoco e la Polizia vigila costantemente, multando coloro che non indossano la mascherina».
Proprio come il titolo del film e in attesa della seconda parte delle riprese, Gregorio continuerebbe a parlare della “sua” Africa.
«Sono arrivato col cuore curioso e con la voglia di scoprire davvero quel colorato pezzo d’Africa. Ho vissuto tutto davvero intensamente e anche io sono ora vittima del “mal d’Africa”».