Ecco i versi e anche il disegno di Fortunata Barilaro
CI CHIAMANO ANGELI
Ci chiamano “angeli”, tra le loro voci smorzate da una maschera ad ossigeno e noi nei nostri sudari bianchi che mortificano la nostra individualità.
Ci chiamano “angeli” e forse ci immaginano fatti di luce, lì dove solo i nostri occhi segnano il nostro passare nella loro vita.
Ci chiamano “angeli”, ci dicono: “siete i nostri angeli…”, mentre ti raccontano frammenti della loro vita interrotta dal MALE.
Ci chiamano “angeli” mentre cercano di regalarti un sorriso.
Ci chiamano “angeli” mentre tu pensi che da troppo tempo, non pronunci più quella frase: “QUANDO SARA’ TUTTO FINITO…”, in quell’assurda rassegnazione di una normalità che è diventata la tua vita.
Ci chiamano “angeli”, ma quando rimetteremo quelle ali nella valigia della vita, al loro posto rimarranno cicatrici profonde, che continueranno a sanguinare per molto tempo.
Ci chiamano “angeli”, ma loro non sanno che NEPPURE NOI SAPPIAMO VOLARE…