Vi proponiamo un post pubblicato dall’operatrice sanitaria Fortunata Barilaro
«Tra i miei libri preferiti, vi è un saggio di Norberts Elias, dal titolo “La civiltà delle buone maniere”, dove l’autore ripercorre la storia del mutare del vivere comune, sulle base dell’evoluzione dell’educazione e dei costumi.
Ieri sera, arrivando in ospedale, abbiamo notato un cartellone sulla parete di fronte l’ingresso in ospedale.
Incuriosite ci siamo accostate a leggerlo, pensando che fosse un gesto di “carineria”, verso il personale che si è adoperato per mesi, in area Covid.
Tra angeli svolazzanti, cieli azzurri e invocazione di protezione divina, meravigliate leggiamo l’ultima frase.
Tale gesto di riconoscenza, era riservato ad una sola categoria, specificata con qualifica tra parentesi.
La riflessione che nasce spontanea, è che in alcune frange di popolazione, ancora oggi, si creda che tutta una struttura complessa, sia sostenuta da un’unica figura professione.
Così, permettetemi di prendere spunto da ciò, per specificare che:
1) Accanto al bravo medico, ci deve sempre essere un bravo infermiere.
2) Accanto ad entrambi c’è il bravo OSS che garantisce igiene e decoro al paziente.
3) Accanto a tutti, c’è chi pulisce e fa sì che si possa vivere e lavorare in un ambiente sano, prevenendo infezioni e degrado.
4) Accanto al paziente, spesso c’è il personale delle ambulanze che lo traghetta verso una possibilità di salvezza.
5) Accanto a chi lavora a diretto contatto con il paziente, c’è il tecnico di laboratorio, quello di radiologia, l’autista che corre a prelevare una sacca di sangue da un altro presidio.....
ACCANTO!!! Non al di sopra o al di sotto, ma in un lavoro di equipe che porti il paziente verso la guarigione.
Ma dato il mio spirito buddista, o almeno al mio tentativo di aspirare ad esso, non voglio infierire e preferisco pensare che quel cartellone, sia frutto di IGNORANZA. Non nel senso scolastico del termine, ma DELL’IGNORARE PROPRIO QUELLA “CIVILTA’ DELLE BUONE MANIERE”, QUELLE FORME DI EDUCAZIONE CHE SEMPRE DOVREBBERO ESSERE ALLA BASE DEL VIVERE SOCIETARIO».