Francesco Di Lauro: «AQP non è in grado di sostenere il suo progetto, ma non lo vuole cambiare. Quindi ci troviamo di fronte alla ennesima proposta che nasconde l’obiettivo di costringere tutti, Regione, Comuni, cittadinanza, ambiente, fauna e flora a digerire un boccone immangiabile»
«Ci mancava solo lo spezzettamento (detto spezzatino) progettuale.
L’associazione Azzurro Ionio è fermamente contraria alla soluzione, prospettata da Regione Puglia, della approvazione di un primo stralcio del più vasto sistema di depurazione Sava-Manduria-Marine di Manduria.
Si tratta della solita politica del fatto compiuto, dal quale non si può recedere:
- prima l’impianto di trattamento di Urmo/Belsito (cattedrale nel deserto);
- poi la richiesta di “approvazione del primo stralcio relativo alle acque reflue del Comune di Manduria” (non si può lasciare la cattedrale inutilizzata);
- poi un domani, chissà quando, il Comune di Sava, le marine, ampliando la cattedrale che,”lo vedete che aveva ragione AQP”, era proprio utile…
L’associazione Azzurro Ionio dice NO.
La valutazione di impatto ambientale deve essere unitaria, riguardare l’intero sistema progettuale di depurazione: dalla fonte (WC, lavandini) allo scarico finale delle acque depurate (non nel mare, né direttamente né indirettamente).
La normativa è chiara: Autorizzazione Unica Ambientale e non autorizzazioni parziali, pezzo per pezzo, senza valutazione ambientale sull’intero ed unico progetto di depurazione».
Dichiara il presidente di Azzurro Ionio, l’Avv. Francesco Di Lauro.
«AQP non è in grado di sostenere il suo progetto, ma non lo vuole cambiare.
Quindi ci troviamo di fronte alla ennesima proposta che nasconde l’obiettivo di costringere tutti, Regione, Comuni, cittadinanza, ambiente, fauna e flora a digerire un boccone immangiabile».
Gli fa eco l’avvocato Claudio Linzola, che da anni sostiene attivamente le iniziative giudiziarie di Azzurro Ionio e di altre Associazioni del territorio che si oppongono al progetto di AQP:
«Il boccone è il mega impianto di Urmo/Belsito, da allargare ulteriormente quando dovessero arrivare le acque delle marine e scarico a mare (indiretto).
La vera domanda è: come potrebbe mai giustificare AQP le enormi spese di costruzione di Urmo, affrontate senza progetto approvato e senza nemmeno sapere dove sarebbero finite le acque depurate?».