La sua storia e l’importanza della tutela di questo prodotto
Il Primitivo di Manduria è uno dei vitigni a bacca nera più noti e apprezzati della Puglia. La sua coltivazione, oltre a Manduria, è diffusa in quei territori della regione, che più fra tutti hanno una vocazione storica, come Sava, Lizzano ed in generale in parte delle province di Taranto e Brindisi.
Le sue origini sono antiche e secondo Winedharma.com sono da ricondurre ad epoche remote. È probabile, infatti, che il vitigno giunse in Puglia per mano degli Illiri, per essere poi commercializzato dai fenici, che lo importarono sulle coste pugliesi. Successivamente, quando nel VII secolo a.C. i Greci cominciarono a colonizzare il Sud Italia diffondendo i loro vitigni, il vino ellenico non riuscì mai a prendere piede in Puglia.
I primi documenti che attestano la presenza di questo vitigno sono riconducibili al 1700, quando Don Francesco Filippo Indellicati notò che nella sua vigna una vite in particolare giungeva a maturazione prima degli altri. A quel tempo si chiamava Zagarese, e venne poi rinominato “primitivo” proprio a causa della maturazione precoce del vitigno, rispetto alle altre varietà presenti in Puglia.
Il suo DNA è condiviso con il vitigno Zinfandel, coltivato negli Stati Uniti, in particolar modo in California, nella Napa Valley. Anche qui rappresenta uno dei vitigni a bacca nera più diffusi è apprezzati.
Per molti anni però il Primitivo di Manduria, è stato considerato solamente un vino da taglio visto il suo elevato grado alcolico, la sua struttura corposa ed il colore intenso. Le sue caratteristiche, infatti, vennero classificate fin da subito come ideali per rafforzare i deboli vini francesi e del nord Europa.
È solo negli ultimi decenni che si è creata una maggiore consapevolezza riguardo a questo vino, in particolar modo grazie all’attenzione e alla cura posta dai viticoltori, che hanno reso il Primitivo di Manduria inimitabile.
Ma proprio per queste sue caratteristiche, sono in molti quelli che tentano di introdurre marchi ingannevoli ad imitazione di questo vino. Dal 2016 sino a oggi sono infatti oltre cinquanta le azioni di contrasto per la commercializzazione di vini proveniente dall’estero che si spacciano per DOP.
Di fatto le imitazioni e le certificazioni contraffatte sono un problema in molte realtà, e nel tempo sono state proposte diverse soluzioni. Un esempio viene dal mondo del gioco d’azzardo, dove affidarsi solo a siti sicuri e affidabili è fondamentale per evitare le truffe. Per questa ragione, l’ADM, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha creato un sistema di licenze volto a certificare e garantire elevati standard di sicurezza, trasparenza e correttezza delle procedure da parte degli operatori del settore. Ma non è tutto.
Oltre alla licenza ADM, il settore del gambling ha visto la nascita di molti siti dediti alla recensione dei casinò online in Italia, per aiutare gli utenti ad affidarsi solo a siti certificati. Gli operatori infatti cercano sempre di attrarre nuovi clienti offrendo bonus senza deposito, cioè bonus gratuiti che permettono di giocare, e potenzialmente vincere, senza usare i propri fondi. Siti come Casinos.it selezionano i migliori casinò con bonus senza deposito tra i siti legali disponibili in Italia, aiutando così gli utenti a evitare i raggiri di chi millanta una licenza falsa
Insomma, è solo grazie ai Consorzi ed agenzie dedicate che si può garantire l’autenticità e la sicurezza di un prodotto. Ciònonostante, ci sono delle opportunità anche per intermediari privati, che possono offrire ulteriori garanzie ai consumatori così da assicurare l’acquisto di un prodotto certificato, e non di un falso. All’interno del Consorzio di tutela fanno parte ben 57 aziende e oltre 1500 viticoltori, sparsi in 18 comuni pugliesi e che, ogni giorno, lavorano per garantire un prodotto unico ed inimitabile.