«Siamo il Paese della cultura, ma la cultura sta morendo»
«In Italia abbiamo sempre avuto grandi intellettuali, tra teatro, musica, poesia, letteratura e così via, e abbiamo una tradizione artistica che ancora colora e abbellisce le nostre città. Eppure sembra che questa scintilla sia destinata ad esaurirsi: è come se queste attività non contassero più o contassero relativamente poco.
Se magari fai lo scrittore di professione, ti chiedono subito qual è il tuo vero lavoro. Se dici a qualcuno che per organizzare uno spettacolo teatrale ci vogliono tempo, fatica e sacrifici, non se ne fregherà niente
Nelle scuole non si studiano in Letteratura i giganti della musica, italiana e non, e le nuove generazioni finiscono per non sapere neanche chi siano stati. Diventa più semplice per un ragazzo conoscere la versione di Geordie di Gabry Ponte che non quella originale di De Andrè.
Non parliamo poi delle piccole realtà editoriali che stanno morendo, esattamente come i cinema e tanti altri centri culturali che nonostante sforzi encomiabili non ripartiranno più o sono sul punto di cedere. Nella mia Italia ideale la cultura occuperebbe un posto centrale, ma la politica ha scelto da tempo di disinteressarsene. E anche la televisione spesso destina i programmi dedicati alla cultura in seconda serata su reti minori: del resto è più educativo proporre i soliti ripetitivi talk show dove urla e contrasti fanno da padroni.
Qualcuno mi potrebbe dire che possono non interessare o non fare share, o che si tratta di ambienti ormai superati e vecchi, ma non è così, perché riguardano ancora milioni di persone sparsi per l’Italia. La mia preoccupazione principale è destinata soprattutto ai miei coetanei e anche a quelli più piccoli di me, che dovremmo rappresentare il futuro.
Mi rivolgo a chi in futuro dovrà rappresentare la cultura e anche agli attuali esponenti della stessa, spesso indifferenti alle tematiche sociali e poco indipendenti. Proviamo a riempire nuovamente l’Italia di cultura, anche attraverso piccoli gesti: serve una nuova educazione, un nuovo modo di vedere le cose.
Il materialismo ci sta divorando e tra poco ci scopriremo spogli di sentimenti. Apprezzo molto l’appello firmato da giornalisti, musicisti e artisti contro la mercificazione di un evento tradizionale come “La notte della Taranta”. Si tratta di un’ottima iniziativa, ma si tratta di una goccia nell’oceano: serve altro, molto altro, e chi ricopre ruoli culturali dovrà sentirsi sempre più legittimato a dare qualcosa in più».
Lorenzo Di Lauro