Non sarà semplice, però, convincere i cittadini ad accettare questi impianti
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, al termine dei colloqui bilaterali Italia-Francia svolti a Villa Madama, hanno firmato l’accordo di cooperazione nel campo dell'energia nucleare con il coinvolgimento di Enel e Edf. L’intesa prevede tra l’altro la collaborazione tra le due aziende (aperta alla partecipazione di altri operatori) per la realizzazione di quattro centrali nucleari in Italia a partire dal 2020.
Il patto siglato nel 2009 a Villa Madama diventa ancora più forte, Italia e Francia “sono ancor più vicine” dopo l’intesa raggiunta oggi sul nucleare. Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy consolidano l’asse e fanno da trait d’union tra le aziende italiane e quelle transalpine.
«La scelta del governo italiano - dice il presidente francese - è molto importante, oggi firmiamo accordi operativi. Già nel 2013 la Francia e le sue aziende sono pronte a investire, a fare formazione e a lavorare con gli italiani».
Sulla stessa lunghezza d’onda Silvio Berlusconi.
«Le centrali sono assolutamente sicure. Ora - sottolinea il Cavaliere - occorre convincere i cittadini nelle zone dove si ipotizza la costruzione di centrali. È necessario un periodo di maturazione dell’opinione pubblica e per questo obiettivo utilizzeremo anche i mezzi televisivi per far capire che non c’è nessun pericolo».
Dunque Roma e Parigi lavoreranno per la costruzione di centrali (il piano ne prevede 4 in Italia e 5 in Francia), spiega il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, ma non solo nei due paesi.
Certo è, però, che in Italia l’opposizone al nucleare non riguarda solo il movimento ecologista. In ballo ci sono infatti anche le Regioni. Soprattutto quelle destinate a ospitare i siti, che potrebbero essere quattro, come annunciato dalla Prestigiacomo. Finora l’idea di una centrale sul proprio territorio non ha fatto breccia nel cuore dei governatori. La maggior parte si è opposta, seppure con sfumature diverse. Undici si sono rivolti alla Corte Costituzionale. Il tema resta un nervo scoperto e puntualmente riaccende la scontro politica, come è accaduto anche oggi.
Sul fronte del “no” senza se e senza ma, sono schierati diversi governatori di centrosinistra: Vendola in Puglia, Errani in Emilia Romagna, Rossi in Toscana, De Filippo in Basilicata, pronto a farsi paladino di una “nuova grande mobilitazione civile se ci saranno incursioni manu militari del governo”.
Ma, dal centrodestra, anche Cappellacci in Sardegna, Iorio in Molise, Lombardo in Sicilia, Tondo in Friuli Venezia Giulia non hanno mai mostrato grandi aperture. Oggi Tondo ha ribadito che il nucleare gli interessa, ma oltreconfine, con “il raddoppio della centrale slovena di Krsko”.
Mantiene “riserve” sull’ipotesi di un impianto in terra veneta il neo governatore leghista Zaia: »Decideranno i tecnici, ma la vedo dura».