Dopo una lungo lavoro preparatorio avviato dall’associazione Amici dei Musei - Greci e Messapi d’intesa con l’Amministrazione comunale, da domani saranno a Lizzano gli operatori dell’Università di Ferrara
Dopo un lungo lavoro preparatorio avviato dall’associazione Amici dei Musei - Greci e Messapi d’intesa con l’Amministrazione comunale, lunedì 4 aprile inizieranno gli interventi di scavo archeologico all’interno della grotta Sant’Angelo di Lizzano, ad opera dell’Università agli Studi di Ferrara (proff. Marco Peresani e Davide Delpiano), con l’autorizzazione del Ministero - Soprintendenza di Taranto e la collaborazione del Museo Civico di Lizzano.
Ieri si è già provveduto alla pulitura del sito, occluso da vegetazione spontanea, ad opera dei componenti la locale Protezione Civile “Delfini Jonici”, dimostratisi particolarmente sensibili, come gli stessi proprietari, signori Calvi, verso tale iniziativa.
Grotta S. Angelo si pone sulle alture a Nord Ovest di Lizzano e si protende verso il Canale dei Cupi, antico alveo alluvionale che prosegue la sua corsa verso il mare, assumendo la denominazione di Canale Ostone. All’interno di questo profondo vallone si osservano grotte e cavità naturali, alcune adattate dall’uomo (probabilmente utilizzate fin dalla preistoria) tendenti a ricostruire il tipico habitat rupestre medievale riconoscibile in tante gravine pugliesi e materane (vedi P. TARENTINI, Lizzano. Quell’antica vita lungo l’Ostone, Manduria, Filo, 2003, pp. 47-49).
La grotta, di non agevole accesso per lunghi periodi dell’anno, appare vasta e profonda . Al suo interno compaiono alcuni affreschi sacri già segnalati nel 1897 da Cosimo DE GIORGI, Geografia fisica e descrittiva della Provincia di Lecce, Vol. II, Lecce 1897, pp. 567-570, che parla di un S. Rocco (pittura recente - XVI sec.) e della Vergine col Putto (alla maniera bizantina) precisando testualmente :”La grotta è naturale e si apre nel calcare compatto bianco della collina, e s’interna anche per lungo tratto. Ma come servì di luogo sacro per gli eremiti del medio evo, così nel 1860 fu un luogo di rifugio e di nascondiglio per i briganti che scorazzavano nelle campagne fra Lizzano e Grottaglie”. In epoca successiva Alba MEDEA, Gli affreschi delle cripte eremitiche pugliesi, vol I, Roma, Collezione meridionale, 1939, p. 198, parla di tracce appena visibili di affreschi corrosi dall’umidità, precisando testualmente: “S’intravedono ancora un santo col manto rosso, una Vergine assai guasta, col mantello blu a ricami rossi, che tiene lateralmente il bambino (affresco assai rozzo e tardo, XV secolo); un Santo con mitria e barba bianca benedicente, pare, alla latina”. Altre descrizioni si registrano negli anni successivi, tendenti a confermare le notizie precedenti (vedi A. PAGANO, Fonti e documenti per la storia delle chiese e del convento di Lizzano, Lecce, Del Grifo, 1996, pp. 148-150).
Ho avuto modo di fotografare, in anni recenti, tali affreschi, sempre più deteriorati dal tempo e dal luogo. Rispetto alle descrizioni note, queste pitture conservano l’immagine della Vergine col Bambino e, alla sua destra, quella del Santo originariamente con mitria (oggi scomparsa) ed in atto benedicente (appena intuibile); dell’ altro Santo con mantello rosso, segnalato dagli scrittori precedenti, rimane solo il bordo colorato del riquadro, leggermente scostato, a sinistra della Vergine.
Queste presenze, chiaramente collegate con un luogo di culto medievale (anch’esso in grotta, come tante cripte sparse nei nostri territori), si pongono alla fine di un lungo percorso storico-insediativo protrattosi nei secoli; percorso documentato, all’esterno della grotta, da reperti di epoca preistorica/protostoria (resti di industria litica su selce e pietra dura levigata, ceramica ad impasto grossolano), cui si aggiungono resti di età greco-ellenistica ( tegole e frammenti a vernice nera associati a coroplastica votiva) e medioevale (tegole e anse a largo nastro piatto del tipo “a linee sottili”). Altre presenze di epoca neolitica, ellenistica e romana punteggiano le campagne limitrofe, a conferma della valenza archeologica dei nostri tratti territoriali, interni e costieri.
Gli attuali scavi tendono a concentrarsi all’interno della grotta, alla ricerca delle prime fasi insediative del sito, che sembrano risalire ad epoca neolitica o, addirittura, paleolitica (vedi AA.VV., La grotta S. Angelo di Lizzano, in “La Zagaglia”, XIV (1972), n. 54, pp. 160-162).
Epoche, queste, ben rappresentate, nella loro evoluzione, nelle sale espositive del Museo Civico di Lizzano, ove occupano uno spazio rilevante nel percorso che conduce, poi, al mondo magnogreco, alla nostra civiltà contadina ed a confronti con alte espressione della cultura africana, riccamente esposte nelle sale finali.
. Un vivo apprezzamento per i promotori di tale intervento di scavo, considerate, tra l’altro, le notevoli difficoltà del momento storico in cui viviamo e la complessità, anche organizzativa, dell’archeologia in grotta.
Già in anni precedenti, sempre su iniziativa dell’Associazione Amici dei Musei Greci e Messapi e dell’Amministrazione Comunale di Lizzano, in questo territorio sono stati avviati importanti scavi che hanno interessato, in particolare, il sito di Bagnara, sede di un antico villaggio dell’età del Bronzo, e contrada Porvica, lungo le sponde del canale Ostone, ove sono emerse tracce consistenti di un sito cultuale (un probabile santuario) ricco di reperti votivi (statuette, ceramiche, vasetti miniaturistici) di epoca greca. Il terzo intervento, alla base meridionale del paese, ha rivelato resti di necropoli risalente al III sec. a.C., circa, retrodatando ad epoca ellenistica la prima frequentazione del luogo in cui si svilupperà, poi, la Lizzano medievale e moderna.
Agli operatori e studiosi che interverranno nel sito archeologico di grotta S. Angelo rivolgiamo sentiti auguri di buon lavoro ed un pressante invito affinché i dati emersi vengano resi noti il più presto possibile, anche in via provvisoria, per una divulgazione tempestiva degli stessi atta a gratificare quanti si sono impegnati in tale iniziativa ed a favorire l’interesse verso le problematiche della ricerca, tutela e valorizzazione dei nostri Beni.
Paride Tarentini