Nella terra setacciata, sono apparsi resti ossei e alcuni strumentisti su selce attribuibili al Paleolitico Medio, lunga epoca preistorica generalmente collocata, nella sua fase musteriana, tra i 130.000 ed i 40.000 anni fa
Mi riferisco ai recenti saggi di scavo (già segnalati in un precedente numero di questo quotidiano online) effettuati all’interno della grotta S. Angelo di Lizzano (dal 4 al 13 aprile) ad opera dell’Università agli Studi di Ferrara, alla ricerca delle prime fasi di frequentazione del sito.
Come in ogni scavo in grotta, le procedure sono state alquanto complesse. Prima si è provveduto a ripulire l’accesso da detriti e vegetazione spontanea, poi, stabilita l’area di scavo (due metri quadri, circa) si è liberato il terreno dal pietrame cumulatosi nel corso dei secoli.
Gli strati di superficie si sono dimostrati ovviamente rimaneggiati, con rimescolamento di testimonianze archeologiche; tra queste, un particolare rilievo assumono alcuni reperti di epoca neolitica (anse a rocchetto tipo Diana-Bellavista) che conducono al III millennio a.C., circa.
Pian piano, nella terra setacciata, sono apparsi resti ossei e alcuni strumentisti su selce attribuibili al Paleolitico Medio, lunga epoca preistorica generalmente collocata, nella sua fase musteriana, tra i 130.000 ed i 40.000 anni fa. Ed è quest’ultima fase che sembra caratterizzare gli strati più compatti ed omogenei successivamente emersi alla base del quadrato di scavo.
Tra i reperti recuperati, depositati presso la Soprintendenza Archeologica di Taranto, nettamente prevalenti risultano i resti ossei pertinenti all’antica fauna locale; resti ovviamente relazionabili con attività di caccia, rinvenuti, in gran numero, in avanzato stato di fossilizzazione e con tracce di macellazione. Alquanto rara la strumentistica in selce adoperata da questi antichi frequentatori del luogo. La selce, si sa, è un prodotto d’importazione, quindi prezioso, da utilizzare fino a consunzione.
Nel complesso, siamo in presenza di dati scientifici particolarmente significativi, che retrodatano ad epoche remotissime la presenza umana su questa nostra fascia territoriale. Le testimonianze risalenti al Paleolitico, in particolare, rappresentano una novità pressoché assoluta per i contesti archeologici a sud-est di Taranto, confermando ulteriormente la valenza storica del territorio di Lizzano.
Si auspica, a breve, il prosieguo di tali indagini, in maniera più estesa ed approfondita. Occorre altresì proteggere il sito con apposita grata per evitare ulteriori manomissioni all’interno della grotta.
Comune, Soprintendenza ed Università, d’intesa con la locale associazione Amici dei Musei Greci e Messapi, promotrice del progetto, paiono favorevolmente disposti verso tali problematiche di ricerca e tutela, lasciando ben sperare per il futuro.
Paride Tarentini