La Cia Puglia è parte civile nel processo sul grano all’Ocratossina a carico del più grande importatore europeo di grano duro
Si è svolta questa mattina la conferenza stampa per illustrate le motivazioni che hanno determinato la decisione della Cia Puglia di costituirsi parte civile nel processo sul “grano all’Ocratossina” in corso innanzi al Tribunale di Trani, che vede imputato il noto importatore e trasformatore di grano Francesco Casillo.
Alla conferenza stampa, tenuta dal Presidente della Cia Puglia Antonio Barile, hanno partecipato i dirigenti regionali e provinciali della organizzazione oltre che numerosi cerealicoltori aderenti alla Cia.
Uno strano episodio si è verificato a margine della conferenza stampa. Due soggetti, presentatisi arbitrariamente alla conferenza stampa senza presentarsi, si sono allontanati velocemente prima che la stessa finisse e dopo aver acquisito della documentazione. Interpellati, prima di allontanarsi, dal personale della Cia presente si sono qualificati come “liberi professionisti avvocati di Roma” fornendo i nominativi di avvocato Pandolfi e avvocato Di Bartolomeo. Si tratterebbe di avvocati inviati dagli industriali della pasta ed “infiltratisi” tra i giornalisti alla ricerca di elementi che altro non sono che la dichiarazione del presidente Barile che viene riportata di seguito. La Cia Puglia denuncia il tentativo subdolo di intimidazione da parte dell’Italmopa.
Dichiarazione del Presidente della Cia Puglia Antonio Barile
“Il processo che si aperto presso il tribunale di Trani sul “grano duro cancerogeno all’Ocratossina” importato da Francesco Casillo e trasformato nei suoi molini apre uno squarcio orrendo su quella che da anni la Cia Puglia definisce l’economia dell’inganno.
Il tribunale di Trani ha accolto la costituzione di parte civile della Cia Puglia nel processo che avrà inizio il prossimo 24 giugno perché venga fatta giustizia per i gravi danni provocati alla salute dei consumatori e agli agricoltori.
Il grano duro pugliese è in ginocchio da alcuni anni proprio per i bassi prezzi che i molini e i pastai pagano ai nostri agricoltori, utilizzando le importazioni di grano estero di pessima qualità per fare dumping. Infatti con tali importazioni di pessima qualità anche oggi si deprezza il nostro grano duro, aumentando l‘offerta di grano duro sul mercato in modo artificioso. Quindi la perdita di reddito dei cerealicoltori va misurato non solo in relazione alle differenze di prezzo tra un’annata e l’altra, ma soprattutto sugli effetti del dumping che hanno determinato un calo del prezzo al di sotto dei costi di produzione. Questo calcolo ci porta a quantificare in diverse centinaia di milioni di euro, sicuramente superiore a un miliardo, la perdita di reddito agricolo. La Puglia, che era la regione che deteneva il primato produttivo di grano duro in Italia con una superficie coltivata a grano duro di oltre 400mila ettari, è scesa a meno di 300mila ettari.
I fatti contestati a Casillo – il più grande importatore europeo di grano duro - risalgono al 2005. Il nostro sospetto, però, è che l’importazione di grano duro contaminato sia una costante delle importazioni nel nostro paese.
Il prezzo del grano duro, è bene sottolinearlo, che nel 1985 era pari a 55 mila delle vecchie lire (pari a 27/28 euro) a quintale, e che oggi, invece, è pari a 15,50/16 euro, con una diminuzione di oltre 12 euro a quintale nonostante l’esponenziale aumento dei fattori e dei mezzi produttivi.
Per questa ragione la Cia Puglia insieme alle altre organizzazioni agricole intende convocare una Cabina di regia sui controlli, con Nas, Repressioni frodi, Osservatorio fitopatologico, Sanità marittima, Dogane, Guardia di Finanza, Arpa Puglia. È indiscutibile, infatti, che i controlli servano e quando cominciano ad attivarsi qualcosa viene fuori.
L’inchiesta che vede imputato Casillo, e altre partite nei mesi scorsi con perquisizioni anche in note aziende produttrici di pasta a livello regionale e nazionale, dimostrano quanto sia diffusa l’economia dell’inganno nel settore della trasformazione agroalimentare. È davvero assurdo, infatti, che il grano duro venga pagato agli agricoltori meno di 16 centesimi al chilo, mentre la pasta si vende a più di un euro il chilogrammo. Ormai la pasta italiana viene prodotta con oltre il 70% di grano duro estero, con il rischio di perdere il legame con il territorio e una risorsa economica nazionale.
Per questi motivi la Cia Puglia si è costituita parte civile chiedendo il risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali, in quanto come organizzazione di categoria abbiamo visto notevolmente compromesse le attività di tutela e affermazione dei valori che attengono all’agricoltura, al lavoro, alla libera iniziativa imprenditoriale e all’ambiente rurale.
A Casillo viene contestato l’art. 440 del Codice Penale per avere introdotto sul territorio nazionale mediante importazione, acquistato e successivamente trasformato mediante miscelazione con altro grano, 265.971,400 quintali di grano duro contaminato da Ocratossina (sostanza cancerogena rilevata oltre i limiti di legge), importato dal Canada in semole destinate all’alimentazione e al consumo.
Era il 23 settembre del 2005 quando nel porto di Bari la Procura di Trani appose i sigilli al grano duro che era arrivato a bordo della nave “Loch Alyn”, battente bandiera di Hong Kong. Si trattava di grano contaminato e pericoloso per la salute pubblica.
Così come accertato dalle indagini e sulla base delle motivazioni che hanno indotto il Gup Maria Grazia Caserta a disporre il rinvio a giudizio di Casillo e di altri imputati, quella posta in essere dagli imputati è stata una vera e propria condotta fraudolenta in danno della salute pubblica.
La nave Loch Alyn, infatti, fu sequestrata nel settembre 2005 nel porto di Bari con un carico di 580mila quintali di grano duro, di cui 448.481 quintali furono acquistati da Casillo. Si trattava, così come accertato dagli stessi consulenti tecnici nominati dalla Procura di Trani, di grano appartenente a scadenti categorie merceologiche contaminato da “Ocratossina”, presente in misura superiore ai limiti sanciti dalla normativa comunitaria e nazionale con valori che oscillavano tra 7 e 15 ppb per grammo su campione (mentre il limite previsto dalla legge è di 5 ppb).
Le Ocratossine sono micotossine che causano notevoli danni sia alle persone anche attraverso gli alimenti di origine animale a causa del passaggio agli animali dai mangimi contaminati, sia direttamente agli animali e agli uomini che si nutrono di cereali contaminati. Tali ocratossine possono provocare svariate patologie, esplicando sulle funzioni cellulari azione cancerogena, nefrotossica e teratogena, come sottolineano i consulenti del Pubblico ministero.
Insomma si trattava di grano altamente pericoloso per la salute pubblica. Le concentrazioni di Ocratossina, tra l’altro, risultava persino negli stessi certificati di analisi provenienti dal Canada, ed è verosimile che siano aumentate nel corso del lungo trasporto dall’America a Bari, favorite dalla umidità e dalla temperature delle stive di grano.
Grano che, poi, fu immesso nel ciclo produttivo producendo farina finita in chissà quali lavorazioni, in quanto lo stesso Casillo non ha fornito alcuna spiegazione e notizia in merito”.