«Avevo detto ai miei concittadini che non avrei fatto politica a vita. E, quindi, visto che sono impegnato, considerando che dal ‘99 sono consigliere provinciale, da oltre un decennio ho deciso di non proseguire la mia esperienza da sindaco di Torricella. Alle comunali del 2011 non sarò in lizza».
Ad esprimersi in questi termini è Giuseppe Turco, consigliere provinciale del Pd e primo cittadino di Torricella.
Sindaco Turco, perché ha deciso di non ricandidarsi?
«Motivi personali. Questa volta non ci sono, da parte mia, polemiche verso alcuno. Sa ho due genitori molto anziani, e lo stesso discorso vale per i suoceri, che meritano la mia assistenza. Lo stesso discorso vale per la mia famiglia che non posso trascurare oltremodo. E poi, avverto una certa stanchezza. È giusto lasciar spazio a gente magari più giovane, più motivata».
E lei non lo è più?
«Non avverto più certi stimoli. Eppure, un po’ di stanchezza penso sia fisiologica. E comunque sia non sto trascurando certo il mio mandato amministrativo. Lascio un Comune con un bilancio finanziario in attivo e poi stiamo completando la realizzazione di due parchi giochi, della fogna bianca. Ed abbiamo realizzato l’impianto di pubblica illuminazione nella zona a mare. Per non parlare poi della ristrutturazione della chiesa di Monacizzo, dedicata alla “Madonna di Loreto”, a cui noi siamo molto devoti. Ed ancora, potrei aggiungere alcuni interventi per l’Area Vasta e quelli della zona Pip per i quali si attendono ancora i finanzia menti».
Allora sindaco, per quale ragione non si ricandida?
«Gliel’ho detto per motivi personali».
Ma su chi dovrebbe puntare, secondo lei, il centrosinistra quale prossimo candidato sindaco?
«Non lo so e non mi interessa. Facessero quello che credono. Mi faccio da parte».
Ma resta almeno consigliere provinciale?
«Sì, certo. Ed anzi da questa postazione cercherò comunque di dare il mio contributo per migliorare le condizioni di vita dei miei cittadini. Quest’esperienza, faticosa, da sindaco di Torricella, mi resterà nel cuore. E chi dimenticherà mai l’affetto della gente. Il loro “grazie” vale più di ogni altra cosa».