Protagonisti gli alunni della VE del II Circolo Didattico di Manduria
Un viaggio alla scoperta del pianeta … sale.
Gli alunni della classe V E della scuola primaria “Don Bosco” di Manduria, guidati dalla maestra Rosetta Fanuli, e supportati dagli esperti Fulvio Filo Schiavoni, Benedetto Quaranta e Domenico Nardone, hanno compiuto un interessante percorso per scoprire l’importanza che ha avuto, nella storia, il sale (uno dei primi “materiali strategici” dell’uomo) e, quindi, hanno studiato la salina della vicina Torre Colimena e la flora e la fauna dell’area protetta che la circonda.
«A breve distanza dal mare venivano realizzati dei laghetti, che fossero ampi, ma poco profondi: ciò per facilitare l’evaporazione naturale» hanno affermato gli alunni, spiegando la creazione delle saline davanti al tavolo degli esperti del progetto, al sindaco Paolo Tommasino e al dirigente scolastico Vincenzo Sportillo (con arredo floreale curato dalla signora Marina Capolli). «L’acqua veniva fatta affluire dal mare alla salina attraverso canali scavati appositamente tra gli scogli o in mezzo alle dune. Questo afflusso veniva regolato aprendo o chiudendo i canali, cioè alzando o abbassando delle “chiuse” (dette anche “saracinesche” o “paratie”). L’azione del sole e del vento su questi specchi d’acqua causa un veloce aumento della concentrazione salina, al punto di ottenere la cristallizzazione del sale, ancor prima che l’acqua sia completamente evaporata. E’ a questo punto che si raccoglie il sale e lo si dispone in cumuli nei pressi delle rive perché si asciughi».
E’ ciò che è accaduto per secoli nella salina di Torre Colimena, la cui storia e le cui contese sono state ben illustrate dagli alunni ai presenti. Poi la circostanziata presentazione della flora e della fauna esistente in quest’area protetta, arricchita dalla presentazione delle relative foto. Materiale poi stampato in un utile quanto interessante opuscoletto.
Non è mancato il monito ecologista di questi bambini manduriani.
«Occorre che cittadini e politici prendano consapevolezza di un patrimonio naturalistico che Madre Natura ha voluto regalarci senza chiedere in cambio nulla, se non il rispetto e la salvaguardia. Vogliamo far nostra, e auspichiamo lo diventi anche dei politici, una convinzione già scritta sulle pagine patinate: “Un’oasi floro-faunistica ala Salina dei Monaci con la torre restaurata, il deposito del sale riadattato, la chiesetta della madonna del Carmelo riaperta, sarebbe una perla naturalistica ed anche turistica. Una di quelle perle pescate letteralmente nel fango per uscire una volta per tutte dal fango del degrado e dell’incuria di questa splendida e meravigliosa costa”».