I pugliesi emigrano per un numero di prestazioni sanitarie pari a euro 230.970.285, mentre si viene in Puglia per prestazioni pari a euro 106.096.175. Il saldo tra indice di fuga e indice di attrazione è dunque negativo rilevante, pari a meno 124.874.110 euro
Riceviamo, e pubblichiamo, un intervento del gruppo regionale di Azione.
«I dati sulla mobilità confermano la bontà della nostra crociata per rilanciare e affermare la sanità pubblica. Ma la sinistra che parla di sanità pubblica perché non ci aiuta con i fatti, invece di trascorre il tempo solo su segretario d’aula, difensore civico, lotte intestine e candidati?
I dati di questi giorni sono chiarissimi. I pugliesi emigrano per un numero di prestazioni sanitarie pari a euro 230.970.285, mentre si viene in Puglia per prestazioni pari a euro 106.096.175. Il saldo tra indice di fuga e indice di attrazione è dunque negativo rilevante, pari a meno 124.874.110 euro.
Ma molto più grave è vedere che il 71,5 % dell’indice d’attrazione si dirige verso le strutture private, impoverendo e fiaccando dunque il sistema pubblico. Insomma, la sinistra di governo si dimostra complice, dati alla mano, di un processo indigesto di privatizzazione della sanità. Un atteggiamento da sinistra alta società: statalisti dove non si dovrebbe, per esempio la produzione, e liberisti in sanità dove piange il cuore solo a pensarlo».
Lo dichiarano il consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, i consiglieri Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo, e il responsabile regionale del settore sanità Alessandro Nestola.
«Allarmante la situazione pugliese, inserita nella categoria saldo “negativo rilevante”, la peggiore, insieme a Sicilia, Campania e Lazio.
L’11% del saldo passivo è attribuibile alla nostra regione. Sono 6 invece quelle ad alta capacità attrattiva: le prime tre – Lombardia, Emilia Romagna e Veneto – si dividono circa la metà dei crediti totali con un guadagno che supera i 700 milioni di euro.
Tenendo conto della popolazione pugliese censita al 31 dicembre 2020 (3.933.777 abitanti), l’incidenza pro-capite della mobilità attiva (crediti) è di 27 euro ad abitante, la passiva invece (debito) di 59 euro: è evidente che in Puglia, regione nella quale le qualità non mancano, sia in termini di personale sanitario che di strutture, ciò che più non funziona sono i tempi di attesa che, lunghissimi, costringono i nostri cittadini a veri e propri viaggi della speranza.
I dati pubblicati da Azione Puglia nelle scorse settimane mettevano a confronto i tempi d’attesa dell’Emilia Romagna con quelli della Puglia ed erano una chiara anticipazione del report dell’osservatorio Gimbe. Ridurre i tempi d’attesa deve essere priorità massima affinché l’indice di fuga dalla Regione diminuisca drasticamente e quindi si possa dirottare i costi oggi rimborsati alle regioni del nord in stipendi migliori per il personale, nuove assunzioni e per l’ammodernamento della diagnostica».