venerdì 22 novembre 2024


05/06/2023 08:17:41 - Provincia di Brindisi - Attualità

«Nell’ambito del federalismo concorsuale tra le varie Asl pugliesi, anche il reparto del Perrino sta perdendo due medici, per cui tra non molto anche lì non si potranno garantire le condizioni di sicurezza»

«Sul reparto di ginecologia del Camberlingo di Francavilla Fontana basta con le imposture. E gli impostori si cospargano il capo di cenere. Non si potrà aprire al più presto, così come avevo preannunciato dicendo la verità, perché troppi sono i problemi organizzativi accumulati nel tempo, anche per disinteresse. Ed è per questo che non bisogna illudere e applicare un piano di emergenza conosciuto dai cittadini».

Lo dichiara il consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati.

«C’è innanzitutto da dire che a Francavilla attualmente risultano in servizio 7 medici, ma solo 5 possono turnare per notti e reperibilità. Un numero ovviamente insufficiente per garantire il servizio. Tale situazione non è piovuta dal cielo.

Infatti, com’è noto, il reparto di Francavilla ha perso due ginecologi, dimessisi dal lavoro dopo aver vinto un concorso in altra Asl pugliese. Prima stranezza: in Puglia la rete d’assistenza ospedaliera è regionale ma ogni Asl fa concorsi come se fossero piccole repubbliche, con conseguente sottrazione reciproca di personale. Prima soluzione: i concorsi dovrebbero essere unici regionali.

Per supplire a questa carenza, il reparto dell’ospedale Perrino ha dato disponibilità all’applicazione di 2 ginecologi, oggi ridotti a 1 per l’emergere di carenze anche al Perrino, per cui l’organico a 7 unità – di cui 2 esonerati da turni e reperibilità – è tale per l’applicazione di un ginecologo del Perrino. Seconda stranezza: nell’ambito del federalismo concorsuale tra le varie Asl pugliesi, anche il reparto del Perrino sta perdendo due medici, per cui tra non molto anche lì non si potranno garantire le condizioni di sicurezza.

Non c’è la possibilità di disporre provvedimenti per prestazioni aggiuntive, perché è vietato per i medici in extramoenia, come lo sono (ed è un loro diritto) la maggior parte dei ginecologi.

È molto complicato attribuire l’incarico, sia pur a tempo parziale, ai medici del territorio, così come abbiamo sperimentato di recente per il reparto grandi ustionati. E qui la terza stranezza: suddividere le funzioni tra ospedale e territorio, senza possibilità di continua intercambiabilità, rappresenta sia un problema organizzativo in casi come questi, che una minore possibilità di tenere sempre aggiornato il patrimonio d’esperienza professionale.

Infine, ma di questo ne parleremo diffusamente, c’è un eclatante surplus di punti nascita in Puglia, spesso per motivi campanilistici, sia con riferimento ai dati demografici e sia con riferimento al rispetto delle linee guida in materia di numero minimo di parti annui e sia per la carenza della necessaria unità di terapia intensiva neonatale. Ciò significa diverse cose: l’impossibilità di garantire la massima sicurezza; l’impossibilità di gestire con efficienza il personale a disposizione in tutte le Asl; l’esorbitanza dei costi a fronte della minore sicurezza, considerato che un reparto di ostetricia e ginecologia con un modulo da venti posti letto fa registrare oneri per circa tre milioni annui. In pratica, spendiamo soldi senza ricevere né servizio né sicurezza.

Alla luce di tutto questo c’è il bisogno di fare scelte chiare e risolute, senza produrre illusioni, perché non è giusto illudere le persone e fabbricare imposture».











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