Si tratta di un detenuto di origini calabresi di circa trent’anni in attesa di giudizio per reati contro il patrimonio
Ennesimo suicidio in carcere: è il terzo nel 2023. A perdere la vita di un detenuto di origini calabresi di circa trent’anni in attesa di giudizio per reati contro il patrimonio.
Sull’episodio è intervenuto ancora una volta Federico Pilagatti, il segretario nazionale del Sappe, il sindacato di Polizia Penitenziaria.
«Mentre a Roma parlano a Taranto si muore, e le parole del garante dei detenuti e del Presidente della Repubblica sulla situazione delle carceri e sui diritti delle persone private della libertà, stridono in maniera inaccettabile con quello che accade ogni giorno nell’inferno del penitenziario del capoluogo Jonico e della carceri pugliesi.
Non è servito a nulla l’appello di un poliziotto penitenziario che lavora a Taranto al presidente della Repubblica, in cui denuncia le condizioni inumane sia per i poliziotti che per i detenuti. Così nella giornata di ieri 15 giugno, un detenuto di origini calabresi di circa trent’anni in attesa di giudizio per reati contro il patrimonio, ristretto al nuovo reparto (aperto senza aver inviato personale), si è suicidato con una corda rudimentale impiccandosi alla grata della finestra del bagno. A nulla è servito l’intervento del poliziotto in servizio, prontamente intervenuto dopo aver notato che lo stesso non era nella stanza. Purtroppo con questo terzo suicidio dall’inizio dell’anno, il carcere d Taranto balza in testa alla classifica nazionale dei suicidi in carcere, record che lo scorso anno era del carcere di Foggia con ben cinque».