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08/06/2010 19:30:37 - Provincia di Taranto - Politica

«Non c’è una giustificazione valida per cui i bambini tarantini debbano conoscere la morte così da vicino, non c’è legge di mercato che possa in qualche modo scusare il rischio sanitario»


«Se si dice “Taranto”, si pensa alla città dei due mari, alle luci di via Magna Grecia, alle vedute di viale Virgilio. Ma si pensa anche a uno dei complessi industriali più grandi e tristemente noti d’Italia: l’ILVA. E se si dice ILVA, si pensa al problema inquinamento, alle morti sul lavoro, ai rischi per la salute dei Tarantini. E nonostante tutto questo, è di ieri la notizia di una conferenza stampa “ottimista” sui problemi ambientali di Taranto, una conferenza stampa con cui la politica ha voluto rassicurare (o tacitare?) le associazioni, ma che fa storcere (e non poco) il naso.
L’uomo è per natura un animale politico. La fonte è autorevole: questa definizione, che nell’epoca del qualunquismo potrebbe essere bollata come “inesatta”, la dobbiamo ad Aristotele, e la sua veridicità è intatta nonostante i due millenni e passa intercorsi da quando è stata formulata e consegnata ai posteri.
È innegabile che la politica sia il primo orizzonte cui la società guarda per la risoluzione di un problema. Ma contrariamente a quanto solitamente si vuole far passare, un problema non è mai politico. È la risposta che si da ad un problema, ad essere politica; una risposta motivata da convinzioni di fondo sulla tutela della collettività, che maturi da una visione seria e ragionata, non da un tentativo di strumentalizzazione dovuto alla necessità di portare lustro al proprio simbolo. Per questo bisognerebbe diffidare da dichiarazioni azzardate e progetti poco chiari: la politica non è un fine. È un mezzo, per cercare risposte a problemi pressanti, come lo è a Taranto la questione ILVA, come lo è in provincia la necessità di una alternativa all’incenerimento, l’erosione delle coste, il rischio nucleare. È ormai improrogabile che la risposta a tutto questo venga cercata e trovata da chi è stato incaricato di farlo, senza che possa ancora una volta cadere in delicati giochi fra partiti, che poco o nulla hanno a che vedere con il bene della collettività.
Per questo non si può sentire che venga ancora negato il problema inquinamento a Taranto, che si continui ad evitare di affrontare seriamente la questione ILVA, senza esitazioni e senza secondi fini se non quello di assicurare alla città intera qualcosa che è un diritto fondamentale: il diritto alla salute, alla vita sicura. Non c’è una giustificazione valida per cui i bambini tarantini debbano conoscere la morte così da vicino, non c’è legge di mercato che possa in qualche modo scusare il rischio sanitario. La risposta ecologica non è più un’utopia, un’ideologia da ragazzini, bella ma irrealizzabile. La risposta ecologica è indispensabile, è una necessità sanitaria, sociale e soprattutto economica.
L’apertura, da parte dei Verdi, del progetto della costituente ecologista, con tutti i suoi rischi di non essere capito in un paese oggettivamente miope in fatto di lungimiranza politica, come l’Italia, nasce da questa necessità: di andare oltre la politica del passato costruendo la politica del futuro, aperta a tutti i soggetti interessati ad una realtà vivibile, senza compromessi di partito, senza bugie e mistificazioni, in cui non si abbia paura di dire che sì, l’ILVA è un problema sanitario, sociale e ambientale e come tale va affrontato e risolto, senza tentennamenti, senza cambi repentini di posizione. Lo chiede la gente, che cerca di far sentire la propria voce attraverso i vari soggetti associativi attivi in questo ambito. E lo chiediamo noi, Federazione Provinciale dei Verdi, affermando che le imprese e i loro dirigenti hanno una responsabilità sociale ed ecologica innegabile. È finito il tempo dell’alzata di spalle, dell’indifferenza, del tentativo di insabbiare. È ora di dare quelle risposte che hanno tardato anche troppo».

Federazione Provinciale
dei Verdi di Taranto










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