«Errori e orrori giunti dal passato ai giorni nostri, su cui tanto si sarebbe potuto fare se solo vi fosse stata la volontà politica e la forza da parte dell'intero Consiglio di ascoltare la voce dei cittadini, espressa in oltre vent'anni di battaglie»
Riceviamo, e pubblichiamo, un intervento del consigliere comunale Agostino Capogrosso, che commenta l’ultima sentenza del Tar sul depuratore consortile.
«E’ trascorso circa un mese dalla sentenza emessa dal TAR Puglia, con la quale veniva respinto il ricorso presentato sul depuratore consortile Sava/Manduria e Marine, contro Regione Puglia e AQP. Un'ordinanza più volte letta e riletta e della quale ancor oggi stento a credere che con otto righi di motivazioni, possa essere stata liquidata una questione così seria e controversa.
Poichè per mia abitudine tendo ad approfondire le questioni, proverò a farlo anche questa volta, analizzando sinteticamente la sentenza.
In diritto uno dei presupposti necessari per ottenere, nell'ambito di un processo civile, un "provvedimento cautelare" è il fumus boni juris, l'altro, è il cosiddetto 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑢𝑙𝑢𝑚 𝑖𝑛 𝑚𝑜𝑟𝑎.
Nelle motivazioni del TAR è stata esclusa l'esistenza di entrambi i presupposti!
E' stato escluso il fumus boni juris in quanto: “la realizzazione per stralci del nuovo sistema di riuso e scarico del depuratore appare dalla consentita dalla normativa di settore”.
Premesso che "appare consentita" è ben diverso da "essere consentita", tuttavia, nessun riferimento legislativo è stato riportato dal TAR a supporto di tale affermazione.
Ma le ragioni per cui, realizzare per stralci opere pubbliche di tale portata dovrebbe non solo essere evitato, ma assolutamente impedito, sono innumerevoli.
E' uno degli errori peggiori commessi, in questa vicenda, dalla politica degli ultimi 20 anni: quello di aver acconsentito che il progetto di un impianto consortile di tali proporzioni venisse considerato spezzettabile, e non invece come un insieme unico non frazionabile, del quale conoscere perfettamente ogni singola fase realizzativa, dall'inizio alla fine. Si è preferito sanare e autorizzare, di volta in volta, ogni singolo pezzo del puzzle, fino allo scarico finale, del quale nessuno ne conosceva il destino, “guarda caso” poi individuato nel bacino di Torre Colimena; un'area ad altissimo rischio per le conseguenze che ne deriveranno ... ma a basso rischio di incidenza sui consensi elettorali!
La "politica dei piccoli passi" e del "fatto compiuto" che arriva ad approvare tutto! ... quella che consente a chi è incapace di salvaguardare il proprio territorio e i cittadini che rappresenta, di fare spallucce, addossando le responsabilità su chi è venuto prima.
Riguardo al periculum in mora, anch'esso escluso, la motivazione è stata che: “la possibile mala gestio di situazioni di malfunzionamento del sistema è un’ipotesi astratta e nel bilanciamento fra gli interessi, deve accordarsi prevalenza all’esigenza di evitare il persistere di sistemi privati di dispersione nell’ambiente di acque e reflue”.
Un'affermazione ancora una volta, senza alcun riferimento legislativo e che sembra avere le caratteristiche più di un parere, che di una sentenza nel merito di un provvedimento contestato.
Il periculum in mora, invece, esiste ed è molteplice ed è stato più volte segnalato in numerosi miei interventi in Consiglio e sulla stampa. E visto che il TAR si è pronunciato in termini di "bilanciamento", sulla "bilancia" forse, sarebbe stato opportuno mettere tutto, non solo la gestione dei malfunzionamenti come problema probabilistico rilevante, ma che tuttavia rappresenta solo la minima parte dei rischi di danni gravi e irreparabili che un siffatto impianto, potrebbe portare.
Errori e orrori giunti dal passato ai giorni nostri, su cui tanto si sarebbe potuto fare se solo vi fosse stata la volontà politica e la forza da parte dell'intero Consiglio di ascoltare la voce dei cittadini, espressa in oltre vent'anni di battaglie. Non possiamo sperare che la tutela delle nostre bellezze arrivi da un Organo chiamato ad esprimersi asetticamente su una questione, se i primi a non aver dimostrato attaccamento sono coloro che le amministrano. Non basta infatti ripetere, a mo' di litania, che era l'unica strada per impedire l'inquinamento attuale dei pozzi disperdenti. E' un mero "scudo di carta" che serve solo a nascondere, agli occhi dei cittadini, l'incapacità e la volontà di mettere in atto soluzioni alternative e di difendere, anche per le future generazioni, il nostro litorale e il nostro territorio.
Il dado ormai è tratto ... Non sono certamente un legale, ma questa del TAR è chiaramente una sentenza fumosa, con l'unico obiettivo di mettere la parola fine alla faccenda. Mi chiedo tuttavia, se un eventuale appello dinanzi al Consiglio di Stato, con la medesima impostazione, potrebbe mai portare a risultati differenti».
Agostino Capogrosso
Consigliere comunale