venerdì 22 novembre 2024


21/09/2023 16:49:09 - Provincia di Taranto - Attualità

Paolo Peluso: «L’ultimo episodio si è verificato nei quartieri “Tamburi”: un’anziana è stata infastidita da un gruppo di minorenni»

«Il fenomeno delle baby gang a Taranto è in costante escalation. Ieri l’ultimo episodio registratosi al rione Tamburi dove una signora anziana, infastidita da un gruppo di minorenni, si è scagliata loro contro in una reazione esasperata. Una vicenda che poteva finire in tragedia in entrambi le direzioni. Serve un immediato lavoro di coordinamento istituzionale e di tutte le agenzie sociali del territorio perché anziani e giovani sono a rischio».

Il grido d’allarme è lanciato dal segretario generale dello SPI CGIL di Taranto, Paolo Peluso, che in questi giorni ha raccolto le denunce di tutti i presidi del sindacato dei pensionati sul territorio di Taranto.

«Ai Tamburi la questione è esplosiva – continua – ma dobbiamo evitare di farne un caso di quartiere o di un certo tipo di estrazione sociale. I ragazzi della città stanno vivendo una condizione di grave disagio e il fenomeno non riguarda solo situazioni di marginalità o di affinità con ambienti malavitosi, ma anche ragazzi figli della cosiddetta borghesia che non hanno obiettivi economici ma solo di violenza estemporanea: bullismo e percosse.

Ieri nell’ambito di un incontro istituzionale lo SPI CGIL ha evidenziato il problema anche di fronte all’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Taranto, Gabriella Ficocelli.

Non abbiamo statistiche giudiziarie perché spesso gli stessi anziani hanno paura di denunciare questi atti di violenza – continua Peluso – ma è evidente che c’è più di qualcosa che non va e si tratta di una responsabilità collettiva da condividere con tutti i livelli di possibile intervento: le famiglie, la scuola, la chiesa, le istituzioni e le forze dell’ordine.

Nei prossimi giorni sarà lo stesso SPI CGIL a chiedere un coordinamento di tutte le forze in campo per individuare nuove azioni mirate e sviluppare politiche sociali integrate anche che mettano in relazioni le generazioni vittime e carnefici».

(foto d'archivio)











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