«Al danno provocato dai patogeni, si è aggiunta secondo me la beffa: la cinica speculazione, con prezzi che non copriranno i costi di produzione. A questo punto è necessaria una forte e civile protesta»
Sull’andamento della vendemmia 2023, che ha registrato una forte contrazione di quantità resa per ettaro (a causa della peronospora) e un calo ingiustificabile del prezzo delle uve, riceviamo, e pubblichiamo, l’opinione di Peppo Turco.
«Non possiamo rimanere inerti e silenziosi come mummie, di fronte al sacrificio dei nostri viticoltori.
Hanno affrontato un'annata disarmante: la peronospora ha decimato circa il 50% del prodotto.
Questi uomini hanno famiglie ,figli da mantenere, speranze da alimentare, rischiano il collasso economico e non sono supportati da nessuno.
Loro chiedono solo il giusto riconoscimento economico del loro prodotto o qualcosa che possa ripagare i loro sacrifici per poter ripartire, non sono abituati a piangere o a chiedere aiuto.
Le aziende di viticoltori hanno dovuto sopportare ingenti costi di produzione per conservare la qualità della esigua produzione superstite.
Per le logiche di mercato di fronte a una enorme contrazione del prodotto ci aspetteremmo un aumento vertiginoso del prezzo dell'uva, invece no: l’uva non fa prezzo, ripeto, contro ogni logica di mercato.
Al danno provocato dai patogeni, si è aggiunta secondo me la beffa: la cinica speculazione, con prezzi che non copriranno i costi di produzione.
A questo punto è necessaria una forte e civile protesta: fare fronte unico e difendere i nostri interessi sacrosanti
È necessaria una mobilitazione di massa e stimolare gli enti preposti affinché indaghino e facciano piena luce sulle cause che hanno portato a questa crisi senza precedenti,tutelando le aziende per i prossimi anni.
Scusate, ma io sono quello che sono, grazie alla classe di viticoltori come papà Amedeo e non posso tacere: mi sentirei un traditore e non lo sono, né lo sarò mai».