venerdì 22 novembre 2024


30/10/2023 17:41:24 - Provincia di Brindisi - Attualità

Nel 2016 il 21,08% dei casi era trattato entro i due giorni; nel 2017 si è passati all’86,63%; nel 2018 al 97,27%; nel 2019 al 96,32%; nel 2020 al 91,48%; nel 2021 al 96,11%.

L’unità operativa complessa di Ortopedia dell'ospedale Perrino di Brindisi, diretta da Gianfranco Corina, si conferma ai vertici nazionali per il trattamento delle fratture del collo del femore. La certificazione arriva da Agenas, l'Agenzia nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, che ha elaborato le performance fino al 2021, inserendo i risultati nel Piano nazionale esiti 2022 pubblicato di recente, che vede ai primi posti della classifica il modello organizzativo adottato nel reparto.

Questo risultato d’eccellenza, per celerità ed efficacia degli interventi, è stato reso possibile grazie alla sinergia e al supporto dell'équipe coordinata dal direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione, Massimo Calò.

Dai dati riportati da Agenas si evince che a Brindisi, prima del 2017, solo il 20% circa delle fratture del collo del femore riusciva ad arrivare al tavolo operatorio entro due giorni; già dal 2017, invece, le percentuali sono salite a quasi il 90%, per assestarsi su valori superiori fino al 2021. Nel dettaglio, per dare un quadro della situazione e fare un raffronto, nel 2016 il 21,08% dei casi era trattato entro i due giorni; nel 2017 si è passati all'86,63%; nel 2018 al 97,27%; nel 2019 al 96,32%; nel 2020 al 91,48%; nel 2021 al 96,11%.

Questi numeri hanno imposto il Perrino stabilmente ai vertici della classifica nazionale risultante dal Piano nazionale esiti per questa particolare prestazione chirurgica: la lista mette a confronto le performance di 712 strutture sanitarie (pubbliche e private) che trattano le fratture del collo del femore.

“Siamo soddisfatti di come stiamo lavorando – commenta Corina – perché ci siamo dati una struttura organizzativa che ci consente di intervenire tempestivamente nei casi di specie, nel rispetto del Pdta regionale. Questi numeri riguardano le situazioni in cui è possibile intervenire con il “protocollo femore” in maniera immediata. Se un paziente si procura frattura a seguito di un ictus, di un infarto o di un altro evento acuto deve passare per altre procedure prima di arrivare sul nostro tavolo operatorio. Diverso, invece, è il caso di una frattura provocata da una “semplice” caduta: in quel caso la nostra équipe interviene nei due giorni, come certificano i dati di Agenas”.

Recentemente è stato inserito un nuovo indice di valutazione che prende in considerazione l'intervento ortopedico a 48 ore dall'accesso in Pronto soccorso. Tenendo presente le considerazioni esposte, la percentuale si abbassa fisiologicamente, rimanendo comunque ai vertici nazionali nel range dei due giorni.

“Quando si fanno valutazioni sulle tempistiche – prosegue Corina – bisogna tenere conto di diversi fattori: oltre alla presenza di eventi acuti, ci possono essere casi in cui i pazienti arrivano da altre strutture, il cui trasferimento comporta un allungamento dei tempi di attesa per il trattamento chirurgico. Quello che ci riguarda, quindi, è determinare in quanto tempo una frattura del collo del femore viene sottoposta a trattamento chirurgico dall’arrivo in reparto”.











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