Collocati o incisi sui monumenti funebri nei cimiteri (tomba, stele, cappella), offrono le coordinate per la comprensione della realtà valoriale e culturale di appartenenza del defunto
Una particolare chiave di lettura dell’ideologia relativa alla morte è la decodificazione di segni e simboli funerari che, collocati o incisi sui monumenti funebri nei cimiteri (tomba, stele, cappella), offrono le coordinate per la comprensione della realtà valoriale e culturale di appartenenza del defunto.
I segni e i simboli, infatti, contengono in sé il significato di ciò che si vuole rappresentare e sono tanto più efficaci nel comunicarlo, quanto più riescono ad aderire all’immagine mentale che essi evocano. Guardare un oggetto non è mai semplicemente vederlo, ma è assegnargli una valenza morale ed emozionale, è collocarlo in un determinato contesto storico, è comprendere la sua forza evocativa e tanto altro ancora.
Quando il contesto considerato è il cimitero, luogo evocativo per eccellenza, dove le latitudini della memoria abbracciano un mondo altro, l’insieme dei segni e dei simboli in esso presenti vengono a configurarsi come iconografia funeraria. Sebbene frutto di una scelta individuale, i segni e i simboli funerari lì presenti portano all’individuazione di schemi iconografici comuni, che, pur nella varietà di forme e significati, risultano conformi alle tendenze e al gusto artistico del periodo che si prende in esame.
Perlustrando il cimitero di Manduria nella sua parte più antica (XIX – XX secolo), si è compiuto un percorso per immagini, selezionando gli elementi funerari in base alla loro diffusione e valenza simbolica.
Un primo gruppo di simboli comprende la Croce, le lettere Alpha e Omega e il monogramma di Cristo.
La Croce è simbolo universale di vita eterna. Essa appare nelle seguenti varianti: latina (braccio verticale lungo, braccio orizzontale corto); greca (bracci uguali, anche variamente lavorati nella parte terminale); celtica (una croce inserita in un cerchio). A differenza delle prime due tipologie, la croce celtica non è molto comune nei cimiteri cattolici. Nell’iconografia cristiana essa rappresenta l’eternità della vita in Cristo, perché il cerchio in cui è racchiusa la croce diviene il simbolo della vita eterna. La tipologia di croce celtica è parte integrante della medaglia di San Benedetto e, nel cimitero di Manduria svetta sulla cappella appartenente alle Benedettine.
La riproduzione delle lettere Alpha e Omega, prima e ultima dell’alfabeto greco, sta a indicare che Cristo è l’inizio e la fine di tutto (Apocalisse 22,13). Infine, il Monogramma Cristologico, derivante dalla composizione delle prime due lettere del nome greco di Cristo (X e P , rispettivamente ‘chi’ – ‘rho’), semplice oppure inscritto in un cerchio, è il simbolo della vittoria sulla morte. Già in uso presso le prime comunità cristiane come segno di riconoscimento tra i fedeli, tale simbolo si diffuse, nel significato vittorioso della Resurrezione di Cristo, soprattutto in epoca costantiniana, in seguito a una visione avuta dall’imperatore Costantino (306-337).
Un altro simbolo funerario molto diffuso nel cimitero manduriano è quello dell’angelo. Nella tradizione cattolica la figura dell’angelo custode appare fin dalla nascita di un individuo, ad esso si affida una nuova vita e ad esso si consegna l’anima nel momento della morte. Ecco allora l’angelo raffigurato su una tomba, inginocchiato o in piedi, in preghiera o in contemplazione, con espressione addolorata o rassegnata. Una particolare connotazione assume la figura di angelo giudice, che si erge in piedi con la mano destra alzata e l’indice puntato e un’espressione di autorevolezza sul volto. Una connotazione leggermente diversa assume la figura del putto, raffigurato con fattezze di fanciullo, a esprimere quella tenerezza e innocenza di chi è stato sepolto prematuramente in quel luogo.
Simboli funerari sono anche diverse tipologie di piante, fiori, foglie, non tutti per la verità carichi di aspetti simbolici, prestandosi gli elementi vegetali anche a scopi puramente decorativi. Uno di questi è lo stelo di papavero con foglie e capsule. Nell’antica Grecia, il papavero era il simbolo del sonno raffigurato da Morfeo, che tiene un fascio di questi fiori tra le braccia a indicare la pace e il sonno della morte. Nel cimitero manduriano steli di papavero sono scolpiti sulle paraste nella facciata di qualche cappella; su capitelli, frammisti con foglie di acanto e con fiori ‘non ti scordar di me’; in un altorilievo accanto ad un teschio; come fascia decorativa su un’urna cineraria; in una ghirlanda.
Anche le foglie di acanto si trovano scolpite su diversi elementi architettonici (colonne, capitelli, cornici, ecc.) e su un’urna cineraria. La pianta, fin dall’antichità, è ritenuta una difesa contro gli spiriti maligni e un elemento di protezione delle entrate dei luoghi consacrati, sepolcri e templi alle cui porte venivano appesi mazzetti di acanto. A partire primi secoli del cristianesimo indica la resurrezione.
In una fascia decorativa apposta su una tomba è presente un ramo di vite. La pianta della vite è un simbolo molto antico e compare in diverse religioni. Nel cristianesimo la pianta e la sua foglia sono sinonimo di divinità e resurrezione, in quanto evocano il sangue di Cristo (rappresentato dal vino).
Altri elementi vegetali individuati sono una palma, la quale (tralasciando la simbologia pagana della vittoria) allude, nell’iconografia cristiana, al martirio e all’immortalità che ne deriva; foglie di quercia e di alloro, entrambe piante riconducibili al concetto di immortalità. In particolare, l’alloro (pianta sacra ad Apollo, usata per l’incoronazione di poeti e guerrieri, in quanto associata alla gloria e alla vittoria), compare in steli pieni di bacche che avvolgono ghirlande poste in alto sulla facciata di alcune cappelle, assumendo una forte valenza cristiana in quanto pianta sempreverde, e perciò simbolo della vita eterna.
Un simbolo funerario notevole e altamente evocativo nell’iconografia cristiana è la raffigurazione, realistica e sempre in altorilievo, del teschio umano, a richiamare la caducità delle vicende umane. Anche in questo caso esistono diverse varianti: il teschio può essere sovrapposto a due ossa lunghe incrociate, oppure a una falce e una vanga. In un caso, esso appare anche affiancato da un ramo di papavero e una falce, tenuti insieme da un nastro terminante alle estremità con due nappine. Rispondono allo stesso concetto di caducità simboli quali la clessidra alata, chiaro riferimento all’inesorabilità del trascorrere del tempo che ‘vola via’ e, con riferimento al fuoco, la fiaccola e la lampada con la fiamma. In particolare, la fiaccola abbassata (singola o due incrociate) variamente incisa sulla facciata di alcune cappelle, ha origini antiche, rimandando all’antica pratica dei primi cristiani di seppellire i defunti nelle ore notturne per sfuggire alle persecuzioni. La fiaccola abbassata è riferita alla condizione dell’anima che continua a vivere nell’aldilà, ardendo come torcia accesa.
Una particolare riflessione merita un simbolo, unico nel cimitero manduriano, che, presentando anch’esso le ali evoca l’idea di ‘volo’, o, meglio, di elevazione. Si tratta di una sfera appiattita con banda trasversale obliqua ai cui lati sono presenti, appunto, le ali. Se la perfezione della forma sferica può essere assimilata all’anima che, munita di ali, al momento della morte si eleva, abbandonando il corpo, iconograficamente il simbolo ha rimandi ulteriori e storicamente complessi. Con la stessa connotazione, compare, in un altro timpano di un’altra cappella, una sfera a tutto tondo poggiata su un calice di foglie affiancato da ali.
Allegoria della vita interrottasi prematuramente oppure della perdita di un capofamiglia è la colonna spezzata, colonna portante appunto di una famiglia. La colonna, inoltre, seppur spezzata, essendo un elemento architettonico verticale, mette simbolicamente in comunicazione la terra e il cielo.
Un elemento funerario ricco di suggestioni simboliche, già conosciuto nell’antica Grecia, è l’urna cineraria, che simboleggia il corpo umano contenitore dell’anima. Nel cimitero manduriano troviamo le urne coperte da un drappo o un velo, a indicare il limite sottile che divide la vita dalla morte.
Infine, un simbolo funerario poco diffuso, ma suscettibile di interpretazioni differenti a seconda dell’iconografia considerata, è l’occhio. Restringendo il suo significato alla visione cristiana, l’occhio rappresenta Dio e, se inserito in un triangolo con la punta rivolta verso l’alto, la Trinità.
Per approfondire, Ino Chisesi, “Dizionario iconografico: immaginario di simboli, icone, miti, eroi, araldica, segni, forme, allegorie, emblemi, colori”, Biblioteca universale Rizzoli 2000; Giovanni Cairo, Gian Marco Vidor, Dizionario dei simboli funerari, in www.storiaememoriadibologna.it); Alfonso M. Di Nola, “La nera signora: antropologia della morte”, Rizzoli 1995; Luigi M. Lombardi Satriani – M. Meligrana, “IL ponte di San Giacomo”, Sellerio 1996.