Il comunicato che reca la firma di Fulvia Gravame, co-portavoce regionale, e di Paola Fago e Gregorio Mariggiò, co-portavoci provinciali
«Un'inchiesta indipendente ha rivelato i dati sul biomonitoraggio della diossina nel latte materno nelle mamme di Statte e dei Tamburi dall'Istituto Superiore di Sanità dopo sei mesi di richieste. Tale studio scientifico è previsto dalla prescrizione n° 93 dell'AIA ILVA 2012 a carico dell'industria, si riferisce al periodo 2015 - 2018 e conferma le ricadute certe dell’inquinamento del siderurgico sulle madri di Taranto, con in particolare la presenza di una molecola chimica, il 2,3,4,7,8-pentaclorodibenzofurano che “può essere considerato un marcatore di attività industriali di carattere metallurgico”. Il 10 aprile 2019 l'ISS ha rivelato di aver completato questo studio con un comunicato del ma non l'ha pubblicato. Da allora, eravamo in attesa di questi dati che a novembre sono stati forniti alla giornalista di inchiesta, Rosy Battaglia, che aveva presentato una forma di accesso agli atti particolare, il Freedom of Information Act (FOIA). Tale studio scientifico completo è stato poi messo a disposizione dellìOrdine dei Medici di Taranto.
Vi è quindi una conferma dell'eccesso di furani/diossina nel latte nelle donne residenti a Taranto e Statte nella misura del 28% rispetto a quella delle donne residenti in provincia.
Come Europa Verde esprimiamo profonda ammirazione per la caparbietà e la competenza con la quale Rosy Battaglia con il supporto scientifico della pediatra, Annamaria Moschetti, hanno letteralmente inseguito i dati del biomonitoraggio per anni; è vergognoso che sia stato necessario aspettare quattro anni e mezzo per avere i risultati di una ricerca sulla salute delle mamme tarantine in possesso dell'ISS dal 10 aprile 2019. Deploriamo inoltre che le attività di biomonitoraggio sulla salute umana siano state interrotte nel 2018 mentre gli impianti ILVA hanno continuato a produrre e a emettere sostanze contaminanti e dannose per la salute.
Europa Verde chiede al Governo e a quanti hanno responsabilità in materia di salute che la popolazione sia informata adeguatamente sui risultati della suddetta ricerca e di altre in merito alla sorveglianza sanitaria affinché sia rafforzata la consapevolezza e la capacità di reazione ai problemi ambientali della nostra comunità. Come ecologisti di Europa Verde chiediamo che si riprendano le attività di biomonitoraggio del SIN di Taranto non essendo affatto finita la crisi ambientale e sanitaria del nostro territorio. Questi dati devono entrare come un fatto rilevante nell'AIA in discussione e ci aspettiamo che almeno gli Enti Locali e la Regione Puglia li valorizzino.
Ribadiamo che va fatto ogni tentativo per chiudere l'ILVA, bonificare le aree contaminate e reimpiegare gli operai diretti e indiretti. Il nostro obiettivo è sostenere un'economia della vita in cui i diritti costituzionali di tutte e tutti siano tutelati».