Ciò che hanno fatto questi 33 ragazzi è un gesto significativo che li arricchisce nel loro intimo e li aiuterà sicuramente a capire che un gesto solidale può essere contagioso e fare la differenza nella vita delle tante persone affette da queste patologie
I 33 ragazzi/e della parrocchia di S. Antonio di Mesagne che si apprestano a ricevere il Sacramento della Prima Comunione domenica 19 e 26 maggio presso la chiesa di San Giovanni Paolo II (chiesa nuova afferente alla parrocchia), hanno attuato un significativo gesto d’amore verso due associazioni che si occupano di aiutare persone in difficoltà, ovvero la TMA (Terapia Multisistemica in Acqua) che si rivolge a ragazzi/e affetti da autismo, e l’AICE (Associazione Italiana Contro l’Epilessia) della provincia di Brindisi che si occupano di soggetti affetti da epilessia.
I ragazzi hanno sacrificato parte dei loro risparmi, donandoli a queste due associazioni molto attive che operano sul territorio, invitandole nel pomeriggio di domenica, dedicato al “ritiro” pre-Comunione, a condividere con loro e le proprie famiglie dolci e caffè per poi consegnare ai rappresentanti intervenuti il denaro raccolto. Parlare del dono e del donare può risultare alquanto inattuale oggi, in una società in cui ognuno persegue il proprio interesse, dove la normalità è il guadagno, il profitto e l’accumulo, dove i rapporti risentono di un individualismo crescente che mette al primo posto l’interesse dei singoli e dove ogni azione trova giustificazione dentro la logica del vantaggio.
In questo tipo di società ci sono da una parte coloro che danno poco del molto che hanno e lo danno per ottenere riconoscenza e il loro segreto desiderio guasta i loro doni, mentre ci sono altri che hanno poco e lo danno tutto; questi ultimi sono proprio coloro che credono nella vita e nella generosità della vita e il loro scrigno non è mai vuoto. Attraverso il dono si esprime generosità, solidarietà e connessione, contribuendo alla costruzione di relazioni significative e coesione sociale.
Ciò che hanno fatto questi trentatrè ragazzi è un gesto significativo che li arricchisce nel loro intimo e li aiuterà sicuramente a capire che un gesto solidale può essere contagioso e fare la differenza nella vita delle tante persone affette da queste patologie e sicuramente daranno ragione a chi sostiene che “da soli si va veloci ma insieme si va lontano”.
I rappresentanti delle due associazioni hanno sostenuto con forza che questi ragazzi danno speranza per una società migliore e sicuramente di fronte ad una persona in difficoltà non si gireranno dall’altra parte. I ragazzi sono stati supportati in questo loro nobile gesto, sia dai genitori, molto attivi e sensibili su queste tematiche, sia dalla loro catechista e dal parroco don Piero Demita, da sempre attento e partecipe verso queste tematiche. Don Piero ha affermato che “bisogna attuare delle prassi inclusive” perché ogni ragazzo/a ha diritto di giocare la sua partita e ha promesso alle due associazioni che in un futuro prossimo si impegnerà affinchè si tengano dei corsi di formazione/informazione inerenti queste patologie che creano discriminazione e stigma, aperti a tutta la comunità e non solo, presso il bellissimo auditorium del nuovo complesso parrocchiale di San Giovanni Paolo II, perché “più si conosce e meno si discrimina”.
Sia l’associazione TMA che l’AICE ringraziano i ragazzi e le loro famiglie, oltre che la catechista e don Piero per quanto fatto e per quanto hanno promesso di fare.