Anche il parroco del paese espresse ai fedeli la sua preoccupazione durante la messa domenicale. «La nostra comunità è sconcertata; mai, sino ad ora, era accaduto che Oliviero smettesse di cantare. Pregate con me affinché il nostro gallo possa ritrovare la voce»
C’era una volta un gallo di nome Oliviero che abitava a Salmotta, un piccolo paese di montagna. Ogni mattina, dal tetto di una casa, Oliviero cantava per annunciare agli abitanti l’arrivo di un nuovo giorno.
«Chicchirichì, chicchirichì, chicchirichì!».
Un mattino, però, il gallo smise improvvisamente di cantare. I cittadini di Salmotta iniziarono a preoccuparsi per il suo silenzio; nel paese e in tutta la valle non si parlava d’altro che del povero gallo.
«Oliviero sarà ammalato», sospirò il fornaio.
«L’ho visto ieri: era immobile sul tetto e sembrava un po’ stanco», confidò alla moglie il ciabattino.
«Il pollastro non ha più fiato per cantare», aggiunse il contadino Giovanni, che ogni alba si recava nei campi al canto del gallo.
Anche il parroco del paese espresse ai fedeli la sua preoccupazione durante la messa domenicale.
«La nostra comunità è sconcertata; mai, sino ad ora, era accaduto che Oliviero smettesse di cantare. Pregate con me affinché il nostro gallo possa ritrovare la voce».
Il sindaco di Salmotta, altrettanto preoccupato, incaricò alcuni uomini di indagare sul caso. Veterinari, allevatori ed esperti giunsero da tutta la valle, ma non riuscirono a comprendere le cause del silenzio di Oliviero. Qualche giorno dopo, un pastorello di nome Paolo, passando con le sue mucche, gridò ai cittadini: «Il gallo non canta perché è costretto a vivere sul tetto! Lasciate che quel povero animale starnazzi nell’aia con i suoi simili».
Gli esperti, un po’ scettici ma decisi a provare, sistemarono Oliviero nell’aia. Grande fu la sorpresa di tutti quando, poco dopo, il pennuto ricominciò a cantare, forte e chiaro.
Da quel giorno, Oliviero, il bellissimo gallo di Salmotta, riprese a cantare ogni mattina, ma lo fece dall’aia, libero e felice tra i suoi simili. Gli abitanti del paese, osservandolo, compresero che anche la creatura più instancabile ha bisogno di cure e attenzioni per vivere al meglio.
Così, a Salmotta, iniziarono a prendersi maggiore cura non solo del gallo, ma anche di tutti gli animali e persino gli uni degli altri. Il sindaco istituì una festa annuale, la “Giornata della Libertà”, per celebrare l’importanza di vivere felici, rispettando i bisogni di tutti, grandi e piccoli.
E ogni anno, proprio all’alba del giorno di festa, il canto forte e chiaro di Oliviero apriva i festeggiamenti, ricordando a tutti che la libertà e la compagnia rendono il mondo un luogo migliore.
«Chicchirichì, chicchirichì, chicchirichì!».
Walter Pasanisi