L’aria, già statica dall’alba di un giorno d’inizio estate, il calore emanato dall’asfalto rovente e il sole cocente soffocavano le basse e allineate costruzioni lungo le strette vie cittadine. La sfera color albicocca, luminescente, imperava nel cielo terso sopra la città avvampata. Una leggera foschia aleggiava all'orizzonte e lungo la marina, dove l’acqua dello Jonio carezzava l’arenile biancastro, scintillava di colori dai riflessi cangianti azzurri e verdi
Manduria, nota per le sue antiche bellezze naturali, storiche e architettoniche, per il vigoroso Primitivo e l’olio d’oliva, si destava lentamente, pigra e appesantita dai suoi fardelli trascinati da tempo immemorabile. L’aria, già statica dall’alba di un giorno d’inizio estate, il calore emanato dall’asfalto rovente e il sole cocente soffocavano le basse e allineate costruzioni lungo le strette vie cittadine. La sfera color albicocca, luminescente, imperava nel cielo terso sopra la città avvampata. Una leggera foschia aleggiava all'orizzonte e lungo la marina, dove l’acqua dello Jonio carezzava l’arenile biancastro, scintillava di colori dai riflessi cangianti azzurri e verdi.
Per strada, lo sfrigolio di un autocompattatore, il suono intermittente del lampeggiante e il vociare degli operatori ecologici innescavano una fastidiosa misofonia, amplificata dal roteare incessante delle ventole dei condizionatori d’aria domestici, in funzione 24 ore su 24. Disturbato da quei rumori, un cane di grossa taglia abbaiava ripetutamente, sporgendosi agitato dal parapetto di un’abitazione. Luci di lampadari o a LED s’intravedevano dagli spazi tra le stecche inclinate delle imposte di alcune case e all’interno delle autorimesse, dove pendolari si preparavano a salire a bordo delle proprie automobili per recarsi a lavoro.
Antonio, destatosi anch’egli al sorgere del sole, si recava in campagna col suo motocarro verde: il tre ruote, un Ape Piaggio, veicolo versatile e molto diffuso tra i contadini salentini, lo aveva acquistato a rate da un rivenditore della zona. L’uomo aveva pazientemente posizionato sul pianale del mezzo il motozappa di marca Pasquali, chiamato in gergo locale "Pascali", e lo aveva assicurato alle sponde laterali del cassone con delle funi per stabilizzarlo durante la marcia. Accanto all’attrezzo agricolo aveva collocato alcune assi di legno, a cui aveva applicato due staffe metalliche su un’estremità per agganciarle al bordo del pianale: queste assi, usate come rampe mobili, agevolavano la salita e la discesa del motozappa dal cassone del tre ruote.
Accostati all’abitacolo ovale, vi erano una tanica contenente gasolio agricolo, un secchio in plastica – con evidente il marchio di una nota azienda di vernici – e il mmili con dell’acqua. All’interno del contenitore bianco si trovavano chiavi da meccanico, utili per la manutenzione del motozappa, forbici ti puta, un imbuto per travasare il carburante dalla tanica al serbatoio del Pasquali, e del cibo per la pausa lavorativa di metà giornata. La marenna era ricca di caroselli tondi e pummitori di Manduria, olive verdi e nere in salamoia – tutti di produzione propria –, una pagnotta di farina integrale cotta nel forno a legna, e, non di rado, Antonio vi aggiungeva anche una crapiata di fave preparata il giorno precedente.
Walter Pasanisi
Fine prima parte