mercoledì 09 aprile 2025


21/02/2025 09:48:31 - Manduria - Attualità

Tra i filari di vigneti ad alberello, stracolmi di uva che si vendemmiava già dalla fine di agosto, le operaie, curve sui ceppi, tagliavano alacremente i grappoli del corposo Primitivo

Da quel rilievo, a un paio di chilometri dal litorale, si poteva osservare la costa salentina in tutta la sua affascinante bellezza. Il mare pacato luccicava, e i raggi del sole, in quel mattino di settembre, s’infrangevano nell’acqua, creando in superficie delle striature di colore biancastre. Il canto incessante delle cicale, il vociare e l’intonazione di stornelli dialettali dei lavoratori stagionali originavano un’armonia di suoni provenienti dai vasti terreni, per lo più coltivati a vigneto.Un pulviscolo rossastro si sollevava dal tratturo, depositandosi sulla lucida carrozzeria della Balilla 1100 nera. Giovanni, comodamente seduto sul sedile posteriore, osservava dal finestrino semiabbassato le sue tenute che si affacciavano illuminate sulla costa. La vettura avanzava con prudenza lungo la strada sterrata.

Tra i filari di vigneti ad alberello, stracolmi di uva, che si vendemmiava già dalla fine di agosto, le operaie, curve sui ceppi, tagliavano alacremente i grappoli del corposo Primitivo. Avanzavano allineate tra i filari, riempiendo di uva nera cesti di vimini, portati in spalla da giovani aitanti, i quali li svuotavano in tini e botti posti su un carretto, pronti per essere trasportati al palmento.

L’antèra[1], coordinava le attività e sollecitava le operaie più lente a velocizzare il taglio. Al passaggio dell’auto, i braccianti salutavano il loro datore di lavoro con reverenza, alzando la mano o accennando un lieve cenno del capo, mentre Giovanni rispondeva dispensando sorrisi e augurando buona continuazione agli operai. Giunti in prossimità di uno slargo, il viaggiatore ordinò al conducente: «Alfonso, parcheggia qui la macchina, per favore. Voglio scendere!». Lo chauffeur, dai lineamenti marcatamente italici, fissò il ceruleo abissale dei suoi occhi nello specchio retrovisore per non perdere di vista Giovanni; quindi, con slancio, scese dall’auto, aprì la portiera e il passeggero ne uscì, aiutandosi con il bastone puntato a terra.

Riservato e garbato, Alfonso, dal portamento elegante, non sfigurava nella sua livrea attillata, cucita su misura. Era molto stimato da Giovanni, che lo aveva al suo servizio da trent’anni. Poco o nulla si sapeva di lui, cresciuto fino alla maggiore età dai nonni materni, poiché i suoi genitori avevano perso la vita in circostanze misteriose.Gregorio scherzava spesso con l’autista di suo padre, tendendogli tranelli. Tuttavia, Alfonso, d’animo buono e gentile, non si infastidiva e assecondava il ragazzo con un sorriso.

«Ossequi, don Giovanni!», esordì il navigato e panciuto mediatore Pasquale, andando incontro all’uomo e sollevando appena, con le mani sporche d’uva e verdi di pampini, le fasce delle bretelle che sostenevano l’abbondante pantalone scuro, teso a sua volta sulla prominente epa.«È un’ottima annata, come vede»,asciugandosi con un fazzoletto la fronte e le braccia imperlate di sudore, «la vendemmia procede celermente e tra qualche giorno finiremo di tagliare le ultime uve. Il vino prodotto sarà molto scuro, corposo egradazione alcolica diciotto gradi.»«Non avevo dubbi sulla qualità del vino, sulla tua solerzia e su quella degli operai,» rispose rassicurante Giovanni. «Vi ricompenserò per il lavoro che state svolgendo; festeggeremo la fine della vendemmia con un pranzo luculliano. Ovviamente brinderemo con il vino novello. A metà settembre, poi, esporremo i grappoli migliori alla Festa Nazionale dell’Uva.2» L’uomo rispose con vanto, orgoglioso del suo raccolto, mentre si accingeva a risalire in auto.In quei giorni, dai notiziari di guerra si apprendeva che la Wehrmacht aveva iniziato l'assedio di Leningrado. Il 6 settembre, la 3ª Divisione celere "Pasubio" raggiunse il Dnepr, seguita una settimana dopo dalla "Torino" dopo una marcia di 1.300 km. Le divisioni si schierarono su un fronte di 100 km, poi esteso di altri 50 km a sud di Dnepropetrovsk.

 

Walter Pasanisi

 

[1]Antèra: Bracciante più esperta e responsabile de gruppo, spesso con funzione di mediatrice fra il padrone e le braccianti.

2. La Festa dell’uva si è tenuta dal 1930 al ‘41, fu ideata da Mussolini e diretta dal Ministero Agricoltura e Foreste. Nelle prime edizioni della Festa il comitato organizzatore di Manduria, allestiva dei carri allegorici che sfilavano per le vie del centro cittadino, seguiti dalla banda e montati da contadini in costume con intonazione folcloristica. I carri si presentavano solitamente carichi di cesti di vimini contenenti uva, adornati da festoni, bandiere, colonne, piatti rustici e gabbie rappresentanti il fascio littorio. Durante la manifestazione, ai cittadini veniva venduta dell’uva in cestini di vimini e sacchetti di carta oleata forniti dal comitato, il quale indiceva anche una gara tra i negozianti per il migliore addobbo dei negozi e per la migliore offerta in vendita. Alla gara vi prendevano parte, oltre ai dettaglianti di prodotti ortofrutticoli, anche diverse categorie di attività commerciali tra cui: salumerie, caffè, pasticcerie, trattorie ecc.  Accanto ad ogni specie di uva vi erano esposte delle schede descrittive tecniche del prodotto, mentre grafici e fotografie illustravano il progresso dell’agricoltura in provincia.  Veniva inoltre organizzata una mostra di uva da tavola dei produttori, che aveva sempre un’apprezzabile concorso di partecipanti. Ai migliori espositori e produttori si distribuivano vari premi consistenti solitamente in somme di denaro e medaglie commemorative. Nella giornata della manifestazione si vendevano circa 15-16 quintali di uva da tavola, un paio di quintali invece venivano offerti dai produttori in beneficenza. Alla riuscita della Festa contribuivano varie organizzazioni del Partito Fascista, del Sindacato dell’Agricoltura e della Federazione degli Agricoltori, ma era il concorso dei produttori e l’entusiasmo del pubblico a garantire il successo. La Festa nazionale dell’uva si concludeva generalmente con una conferenza che aveva come tema appunto l’uva. Col passare degli anni la Festa perse di consistenza, infatti le ultime edizioni vennero organizzate all’esterno della sede del dopolavoro cittadino manduriano con l’installazione di un chiosco di vendita. Su cui primeggiavano, fra il verde dei pampini ed il giallo oro del succoso frutto, i fasci del littorio.











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