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26/08/2010 08:28:53 - Provincia di Taranto - Politica

Fra questi anche Castellaneta, che nel 2008 aveva un debito di oltre un milione di euro

 
Il debito accertato di 193 Comuni pugliesi ha sfondato quota 2 miliardi di euro, e sta per superare la quota delle entrate proprie: fanno 628 euro per ciascun cittadino, neonati compresi. Nell’ultimo rapporto sulla finanza degli enti locali, la Corte dei Conti ha lanciato l’allarme sulla sostenibilità finanziaria dei debiti delle amministrazioni comunali: un allarme blando per il Nord, che diventa via via più pressante per il Mezzogiorno. Dove molti Comuni medio-piccoli potrebbero presto trovarsi nella condizione di non poter contrarre ulteriore debito.
La Puglia, in questo senso, non fa eccezione. La Corte ha infatti calcolato una serie di parametri per valutare se il sistema degli enti locali possa o meno far fronte a questa enorme massa di «pagherò» emessi negli anni per finanziare le spese più disparate. E per la Puglia emerge che ogni anno i Comuni spendono 207 milioni di euro tra interessi passivi e quote di ammortamento dei mutui, a fronte di 206 milioni teoricamente disponibili per rimborsare il debito: significa (anche se il dato aggregato potrebbe essere poco significativo) che il debito sta cominciando a generare altro debito. «È chiaro che il valore eccedente il 100% (per la Puglia il rapporto è il 100,56%, ndr) è la parte degli oneri che non trova copertura nel saldo della gestione ordinaria corrente e costituirà elemento di disavanzo a meno che non trovi finanziamento in saldi positivi non strutturali (avanzi di amministrazione o quant’altro che, in deroga ai principi economici, la legislazione consente di utilizzare a copertura)».
 
E’ anche vero che in termini assoluti l’indebitamento complessivo delle amministrazioni comunali, stimato in circa 2,5 miliardi di euro, è il 3,58% del Pil regionale (dato inferiore alla media nazionale), ma anche in questo caso si tratta di un dato in sé poco significativo. Più preoccupante notare come la Puglia è la regione con i peggiori indici di raffronto tra debito e patrimonio comunale (il 67%): vuol dire che le amministrazioni comunali si sono già mangiate i due terzi delle proprietà che hanno in cassaforte.
 
Il discorso generale trova poi conferma in alcuni casi particolari. Sono 9 i Comuni pugliesi che non sono riusciti a chiudere in pareggio il bilancio 2008, e per i quali la Corte dei conti riconosce una situazione di «squilibrio finanziario» che potrebbe essere l’anticamera del default. E se Foggia è ormai a un passo dal dissesto con i suoi 128 milioni di debiti accertati, particolarmente delicata appare la situazione di Castellaneta (1,18 milioni di «rosso» nel 2008) e di Peschici (1,7 milioni di deficit a fronte di un saldo corrente negativo). Altri 6 Comuni hanno fatto registrare un avanzo di amministrazione inferiore al valore dei fondi vincolati (Panni, Carpignano, Salice Salentino, San Donato, Supersano e Trepuzzi) e dunque restano sotto osservazione. C’è poi Racale, per il quale i giudici contabili segnalano una probabile persistenza dello squilibrio finanziario anche per il bilancio 2009.
 
La situazione di squilibrio finanziario si incrocia poi con la violazione del Patto di stabilità, che è il meccanismo con cui lo Stato prova a tenere sotto controllo le spese degli enti locali. In Puglia nel 2009 sono stati 20 i Comuni che non hanno rispettato i vincoli di finanza pubblica, e che dunque sono sottoposti alle sanzioni previste per legge. A livello aggregato, però, i comuni pugliesi si sono comportati bene: l’applicazione del Patto di stabilità ha consentito di superare di circa 82 milioni l’obiettivo di spesa prefissato. Dal punto di vista finanziario è un ottimo risultato, il problema è il prezzo pagato per ottenerlo.
 










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