«L’Amministrazione ha deciso di non decidere, chiedendo il parere di un avvocato amministrativista invece di interpellare il dirigente dell’Area Tecnica o il progettista del futuro PUG»
La delibera di Giunta Comunale N. 73 del 06/08/2010 “affronta” il quarantennale problema della sistemazione urbanistica delle aree litoranee, con particolare riferimento alle recenti vicende che hanno visto revocate da parte dell’Amministrazione Comunale licenze edilizie precedentemente concesse in tali aree, con conseguenti strascichi giudiziari. In realtà, come pare pericolosa vocazione dell’attuale Amministrazione, si è deciso ……di non decidere e di richiedere l’ennesimo parere di un avvocato amministrativista, che è come voler rinviare il tutto a data da destinarsi, quando la questione è puramente e semplicemente di natura urbanistica, come può confermare uno qualsiasi dei tecnici presenti ed operanti in Manduria.
Tra l’altro, desta sconcerto che tanto il Dirigente dell’Area Tecnica quanto il progettista del futuro P.U.G., vengano ritenuti incapaci di risolvere il problema, tanto da dover ricorrere all’aiuto di un avvocato. Se così fosse, sarebbe il caso di assumerne uno in pianta stabile!
La questione, a nostro avviso, non presenta risvolti che attengano al profilo del diritto amministrativo, ma può essere affrontata e risolta con strumenti simili a quelli che furono adottati nel 1983 per le aree periferiche dell’abitato di Manduria e che ne hanno consentito un più ordinato sviluppo abitativo, sanando il sanabile: aree analogamente classificate come zone di tipo C ( tutto l’anello periferico intorno alla città) furono riconosciute come ormai di fatto classificabili in zona B, previa previsione di adeguata viabilità, parcheggi, verde pubblico, ecc.
Si tratta, pertanto, anche per la fascia costiera, di approntare una variante “ad hoc” al Piano Regolatore vigente (senza attendere i tempi biblici della redazione ed approvazione del prossimo), la quale, tenendo conto dell’esistente, trasformi la zona C in zona B ”Edilizia esistente e completamento”, scegliendo le aree (con un lavoro chirurgico, ma nemmeno tanto complicato, grazie alla aerofotogrammetria), che rispondano ai parametri imposti dal Decreto Ministeriale 1.444 del ’68.
Questa soluzione è coerente con le delibere del ’84 e del ’95 ed è aderente alla dottrina e alla giurisprudenza consolidata, essendo quelle delibere perfettamente legittime, pur non avendo trovato seguito in una appropriata iniziativa del Comune, volta ad ottenere l’approvazione da parte della Regione.
Un’altra soluzione potrebbe essere quella di porre mano a dei Piani di riqualificazione, come suggerito dalla legge sul condono , n.47 del 1985.
Da qui non si scappa, se si decide di affrontare il problema in maniera definitiva , cosa che le amministrazioni sin qui succedutesi non hanno avuto la volontà di fare, accontentandosi del piccolo cabotaggio e del vivere alla giornata. Ma, come si sa, i nodi prima o poi vengono al pettine: è vero che il T.A.R. ha sinora dato ragione al Comune per la revoca delle concessioni edilizie, ma non andrebbe altrettanto bene in caso di richieste di risarcimento da parte di quei cittadini che, a seguito di quelle concessioni, hanno già costruito, poiché le “licenze” rilasciate, anche se illegittime, sono valide.
Quanto sopra esposto riguarda naturalmente le zone già edificate e compromesse. Un discorso di più ampio respiro meriterebbero le parti ancora libere della fascia costiera. Che farne? Quali insediamenti prevedervi? Alberghi? Campeggi? Ancora abitazioni? Quali imput l’Amministrazione ha dato o intende dare ai redattori del P.U.G. per valorizzare tali zone (anche lontane dal mare) e sottrarle all’abusivismo che già si sta ripresentando? Sono queste le domande cui, con il coinvolgimento della cittadinanza, occorre dare risposta, se il rilancio turistico del territorio non è soltanto uno slogan da campagna elettorale, ma una opportunità da perseguire con iniziative concrete.
Verdi di Manduria