giovedì 21 novembre 2024


04/02/2009 07:02:53 - Avetrana - Cultura

Presenti, oltre all’autore, Nicolò Giangrande, Gigi Spedicato e Giovanni Forte

 
Sarà presentato domani sera, alle 17,30, nella sala consiliare di Avetrana, il libro “Rosso Novecento – La Puglia dai cafoni ai no-global”, un saggio, edito da Manni, scritto da Pietro Mita, già sindaco di Ceglie Messapica, poi, sempre per Rifondazione Comunista, deputato al Parlamento e attualmente consigliere della Regione Puglia, con l’incarico di presidente della Commissione Ambiente e Territorio.
L’iniziativa non è casuale: il libro, infatti, contiene un capitolo, intitolato “No al nucleare tra gli ulivi secolari”, dedicato proprio alle lotte di piazza contro la centrale nucleare che coinvolsero l’intera popolazione avetranese negli anni ’80. L’autore, Pietro Mita, tratteggia, in chiave critica, gli episodi centrali di quella mobilitazione, compreso il referendum popolare, che sancì il rifiuto all’insediamento nucleare.
L’iniziativa, promossa dall’associazione Grande Salento, prevede l’introduzione dello studente universitario Nicolò Giangrande. Dopo i saluti del sindaco Mario De Marco e del consigliere provinciale Luigi Conte, seguiranno le relazioni di Gigi Spedicato, sociologo dell’Università del Salento, e di Giovanni Forte, segretario generale della Cgil Puglia. Alla cerimonia, che sarà moderata da Cinzia Fronda, sarà presente anche l’autore del libro, Pietro Mita.
Vi proponiamo, a corredo dell’invito a partecipare alla manifestazione, una recensione al libro di Chiara Zilli.
«E’ un viaggio nel tempo, un invito alla riflessione, un ritratto circolare del Novecento, il volume edito da Manni e scritto dal Presidente della Commissione Ambiente e Territorio della Regione Puglia, Pietro Mita. Un viaggio che vale la pena di compiere soprattutto quando echi del passato irrompono nel presente. Passando attraverso la Puglia dei contadini, si arriva alla Puglia dell’industria, alla Taranto siderurgica, alla Manfredonia chimica. Si traccia una linea della memoria che conduce ai morti senza giustizia del Petrolchimico di Brindisi, agli ortaggi al carbone di Cerano.
Ma a lenire il senso di sconfitta per un Sud piegato dall’industrializzazione imposta dall’alto ci sono pagine di dignità e di riscatto. Il racconto di come i cittadini di Avetrana, “cafoni incolti” secondo i teorizzatori del futuro, seppero rigettare quello che gran parte della classe politica degli anni 80 presentava come un destino ineluttabile. Il Nucleare.
Memoria storica di inquietante attualità quando, dopo 30 anni, il governo nazionale pontifica ancora sulla validità della scelta nucleare, sulla validità di uno dei siti ipotizzati a quel tempo, proprio Avetrana. Valgono oggi come ieri le stesse schizofrenie: una ipotesi “estranea alla comunità”, “imposta dall’alto”, il progetto insensato di trasformare la Puglia nel bacino energetico nazionale. Un progetto bocciato dalle comunità e dalla lotta dei cittadini di Avetrana, che negli anni post Cerano appare ancora più insensato: la Puglia esporta l’82% dell’energia che produce, al prezzo di ambiente e salute.
La politica regionale ha fatto altre scelte, ricorda Mita. C’è un piano energetico regionale che punta sulle energie rinnovabili. E poi scrive:
“Occorre ritrovare il gusto della provocazione intellettuale, vissuta con l’ingenuità di chi nulla chiede per sé, di chi non cerca nella politica né il pane né tanto meno il companatico per la propria famiglia e per gli amici degli amici”.
Provocazione intellettuale, riflessione. Sarebbe bello che la classe politica tutta, facesse proprio quest’invito. Riflettiamo, in tema di energia. Il passato ce lo impone. Riflettiamo anche sulle energie rinnovabili: quali le migliori per la Puglia? Dove realizzarle? Quanta ne vogliamo produrre? Quando Cerano produrrà il 30% in meno di carbone?».










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