Sei personaggi in cerca di gloria: Manduria nell’arte di sei giovani promesse dell’arte
Facebook galeotto, mezzano del meeting di sei giovani artisti di casa nostra nel cui genio creativo brucia il sacro fuoco dell'arte di Apollo. Sì, si sono incontrati nel più quotato dei social network, una diavoleria dei tempi moderni per molti, naturale evoluzione delle antiche accademie nel terzo millennio, e strumento per veicolare le nuove espressione della creatività, i sei come sei, le cui opere sono attualmente in esposizione presso Palazzo Selvaggi, nella centralissima piazza Garibaldi già in preda all’art attack del Natale.
Si tratta di Francesco Selvaggi, Margherita Margherito, Piero Arnò, Maddy Arnò, Silvana Filograno alias Siberiana, Maria Rosa Fanuli, nostra signora della rock painting. L’antico bastione, dimora di una delle più illustri famiglie di Manduria, ospita ed incontra le forme contemporanee dell’arte pensiero: “una finestra sull’arte contemporanea del nostro paese” dice una delle artiste intervistate, Maria Rosa Fanuli. Due lauree, una in Lettere Classiche, l’altra appena conseguita presso l’Accademia delle Belle arti di Lecce per coronare il sogno di fare della creazione artistica il canto libero della propria concezione del mondo visto nella, ed attraverso, la trasparenza di luci ed ombre prodotte giocando con la luce e catturate dall’obiettivo della macchina fotografica, tutt’uno con la sua mecenate.
Dalla retroilluminazione alla light painting di Siberiana, la giovane artista con il sogno nel cassetto di essere riconosciuta con questo nickname da questa mostra in poi, autoritrattista per scelta artistica, dialoga anch’essa con la luce, dominandola, forgiandola a suo piacimento sino a domarla.
Si confronta con il vetro, invece, Francesco Selvaggi riproponendo soggetti dell’arte classica, già espressione di molti crateri, contaminandole con forme evocative della
civiltà moderna e contemporanea che rivivono nella freddezza e nella preziosità di vetri trasparenti, opachi, lisci, o con gocce di colore dosate, sfumate, diluite, miscelate nel tentativo audace di impossessarsi del cosmo, inserendo pietre dure e preziose nelle sue opere.
Il vetro ritorna materia essenziale di interpretazione della realtà nelle creazioni di Margherita Margherito, la cui pittura sul vetro esplode nella tecnica del gran fuoco utilizzata sinanche per le vetrate.
Maddy Arnò più intimista, rifugge dalle convenzioni nell’astratto, rifacendosi chiaramente a molti grandi artisti di questo stile non restando ancorata alla sola tela, ma nobilitando la lana, l’inchiostro di china, il tessuto.
Particolare la fotografia di Piero Arnò, che sceglie la fotografia per esprimere il suo mondo interiore, pacificando attraverso un patto salomonico la fotografia pura con quella multimediale a tinte forti.
Per tutti un unico concetto: arte in fieri, work in progress, i primi albori di un identikit
creativo da formare, da interrogare. Nell’immobilità apparente di un paese perso nelle sue tradizioni, sonnacchioso in fatto di novità, refrattario ai cambiamenti, poco indulgente verso l’audacia di chi vede le cose diversamente, abituato a guardare le spalle delle nuove generazioni che partono e partono, c’è l’occhio attento di quanti investono nel coraggio di cambiare, sfidando il tempo della tradizione, il Natale, per mandare un messaggio alternativo che dal 23 dicembre al 6 gennaio sperano diventi patrimonio culturale condiviso dai propri concittadini.
Internet dunque ha legato sei giovani della porta accanto, uniti dagli stessi ideali, complici per caso, artisti per scelta, simbolo della gioventù del fai da te, un po' bricolage, un po' naif, in parte geni incompresi, riconoscibili nelle loro opere quanto nella voglia di dire la propria.
Auguri dunque e bruci il fuoco dell’arte per loro ed anche per noi.
Mimmo Palummieri