No meteorina, no party
“Ti la cannilora ti l’annata siamo fora, risposi la ecchia ti n’tra lu saccu, no fuciti motu ca na imo sinu a Santu Marcu, risposi quedda ti nanti lu fucaliri, ititi ca n’imu tuttu aprili”: saggezza popolare, ormai una rarità ed in via di estinzione, specchio di una civiltà contadina prima che l’avvento delle meteorine segnasse l’inizio della civiltà delle previsioni a lungo termine.
Si esprimono così le signore più agée, mettiamola sul politically correct, in occasione della Festa della Candelora, che ricorre il 2 febbraio, per rispolverare vecchi proverbi ed antiche tradizioni degli anni d’oro dell’agricoltura, quando cielo e terra dettavano i ritmi del lavoro nei campi, ergo quelli della famiglia, la cui progettualità era strettamente dipendente dalla generosità dei raccolti e dunque espressione della volontà divina.
La Candelora era una sorta si spartiacque tra l’inverno e l’inizio di un’attesa primavera, garanzia di semina e di nuove aspettative. Memoria tutta cristiana, con il rito della festa della benedizione delle candele per ricordare che Cristo è la luce del mondo. In realtà il significato di questa ricorrenza tutta religiosa, che, come spesso accade, coniuga cristianesimo e paganesimo. Posta a porta di uscita ed ingresso tra l’inverno e la primavera, la festa della Candelora, prevista esattamente quaranta giorni dopo Natale, chiude il ciclo religioso di questo periodo per aprire quello pasquale.
Anticamente si pensava che l’interpretazione meteo di questa giornata andasse considerata al contrario, perciò il brutto tempo della Candelora era segno propizio di un’imminente primavera, quello buono, l’esatto opposto.
Inoltre la Presentazione di Gesù al Tempio e di conseguenza un’interpretazione più spirituale, risolveva quel tanto di paganesimo che ancora sopravviveva nella società animista ed ancestrale nel passaggio alla società cristiana. Ma il significato che la
Chiesa cattolica attribuisce a tale memoria è duplice: madre e figlio per par condicio.
Il 2 febbraio ricorre anche la Purificazione di Maria Vergine, in quanto si credeva che quaranta giorni dopo il parto di un figlio maschio, la donna, secondo gli ebrei, dovesse essere purificata passando per il tempio. Da lì, l’idea della necessità di purificarsi con la luce della fede in un luogo sacro, che ancora oggi, permane nel rito dell’accensione e della benedizione delle candele.
Dunque considerando le temperature cold della giornata di ieri ed il cielo scuro, c’è da attendersi una primavera davvero da pollice in, preannunciata dalla banda cittadina in giro per le calli manduriane, dalla sparata ti li cognuri, per non parlare dell’happy end in gloria, con i fuochi d’artificio della serata.
Ma attenti! La fiera pessima è sempre in agguato ed è pronta a fare le scarpe alla Candelora prima che la Quaremma cominci a sventolare in alto per ricordarci che polvere eravamo e polvere ritorneremo.
Mimmo Palummieri