Rifiuti speciali provenienti dal Veneto, dalla Lombardia, dall’Emilia, dalla Sicilia, dalla Campania e anche da Germania e Bulgaria, finiti in Salento
Siti per smaltire illecitamente «sostanze tossiche di varia natura».
Rifiuti speciali provenienti dal Veneto, dalla Lombardia, dall’Emilia, dalla Sicilia, dalla Campania e anche da Germania e Bulgaria, finiti in Salento. I dati sottostimati, si legge nella relazione dell’assessorato competente, forniti dalle Forze dell’ordine (parliamo di rifiuti non tombati), si riferiscono a smaltimenti illeciti sul suolo di sostanze tossiche di varia natura e ci raccontano che in terra di Bari abbiamo la presenza di due siti, nella Bat 3, 15 nel territorio brindisino, zero nel foggiano, 12 a Lecce e provincia e 4 nel territorio tarantino. Questi i numeri al momento.
La fotografia scattata dal report consegnato ieri ai componenti della V commissione regionale (presidente Donato Pentassuglia) dall’assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro è allarmante. E conferma timori e sospetti delle ultime settimane, durante le quali alle dichiarazioni desecretate rese ai magistrati dal pentito di camorra Carmine Schiavone ha fatto seguito il tam tam degli enti locali salentini perché la magistratura indaghi e dica dove, con esattezza, questi carichi di veleni sono finiti.
Scoprire e contrastare il traffico di rifiuti e monitorare le discariche abusive presenti in terra pugliese - ha spiegato Nicastro in commissione - ha richiesto l’attività sinergica di guardia di finanza, carabinieri e corpo forestale; dei magistrati operanti nei “pool ambiente” delle procure pugliesi; del Cnr e dell’Arpa. E il risultato è che, nella nostra regione dal 2007 al 2013, «abbiamo registrato 2.391 sequestri, un numero rilevante di sanzioni e di imposte evase recuperate, cioè il numero più elevato in Italia di arresti e sanzioni» ha sottolineato l’assessore all’Ambiente, evidenziando che «in Puglia abbiamo il coraggio di affrontare il problema a viso aperto, non nascondiamo la polvere sotto il tappeto pensando che non scoprire i problemi ci può far apparire virtuosi».
«La mobilitazione di mezzi e risorse umane fortemente professionalizzate nei diversi comparti della sicurezza, della ricerca e dell’amministrazione - ha proseguito - consente quotidianamente di ottenere risultati significativi sia sul piano numerico che su quello qualitativo, offrendo alla magistratura e alle amministrazioni dossier completi di grande utilità». Anche alla luce della complessità della “questione rifiuti”, un business gestito dalla criminalità organizzata «in connivenza con i colletti bianchi per i significativi riflessi economici degli illeciti ambientali». E che trova terreno fertile là dove «l’apparato sanzionatorio e penale è più blando e i controlli meno efficaci», come ha evidenziato il dossier Europol (European Police Office). Secondo questo studio il 71% del traffico illecito di rifiuti si fonda proprio sul cosiddetto “shopping normativo”, cioè sulle reti a maglia larga delle legislazioni nazionali.
Combattere i traffici di rifiuti, «globali e sistematici», secondo Nicastro richiede «approcci caratterizzati da forte multidisciplinarità ed elevato grado d’innovazione, formalizzati attraverso la convergenza di competenze assai diverse. L’efficace azione condotta in Puglia dalle forze dell’ordine impegnate nel settore ambientale, con risultati operativi di estrema rilevanza, - ha concluso l’assessore - incrementa quotidianamente le potenzialità di tali approcci, favorendo anche la formalizzazione dei modelli cognitivi utilizzati dagli investigatori per lo sviluppo delle indagini».
Restano gli interrogativi su dove siano andate a finire le tonnellate di rifiuti tossici che il resto d’Italia e l’Europa hanno dirottato in Salento, nel silenzio assoluto e decennale di chi avrebbe dovuto vigilare sulla salubrità dell’ambiente dove vivono migliaia di persone.