lunedì 23 settembre 2024


15/03/2015 09:29:47 - Manduria - Cultura

Ecco la corrispondenza intercorsa fra l’operatore culturale manduriano Giuseppe Capogrosso e il barone Giovanni Tabassi


Preg.mo Barone Giovanni Tabassi,

 
come promesso, torno a scriverLe sull'argomento per rilevare che, se l'obbligo del digiuno dell'Immacolata é stato assunto dall'Abate Donato Carosi, come da Lei riportato, nel 1709, saranno state le le due religiose sorelle del'Abate e fungere da tramite per la diffusione della pratica devozionale nella famiglia. Ciò, a mio modesto avviso, per motivi anagrafici, atteso che le nipoti clarisse sono nate tutte in data successiva (leggo dal 1723 in poi).
Al momento Guardiagrele non figura tra i centri abruzzesi presenti nel "Librone del digiuno" custodito dalla Confraternita manduriana. Tuttavia la circostanza  non é decisiva per escludere il citato centro abruzzese, in quanto, come ho già precisato nel mio contributo pubblicato su "Manduria Oggi" , purtroppo a causa dei vari "rimaneggiamenti" molte parti del manoscritto si sono perdute in passato. 
Comunque, é importante il fatto che, tra le comunità aderenti al digiuno, figuri quella delle Clarisse di Chieti, da cui, con molta probabilità, sarà partito l'impulso per la diffusione della pratica alle altre comunità monastiche vicine (compresa Guardiagrele) e da queste alle famiglie d'origine delle monache. Peraltro, le sorelle monache dell'Abate Carosi, oltre che a Guardiagrele, potrebbero anche aver dimorato nel convento teatino.
La sua pregevole ricerca, pertanto, se non prova in maniera "inoppugnabile" l'origine della pratica devozionale intrapresa dalla sua famiglia, sempre a mio modesto parere, ne individua tuttavia le fonti molto probabili.  
In ogni caso il collegamento, con il "Librone del digiuno" e con la confraternita manduriana, resta provato dalla perfetta coincidenza tra l'invocazione che si tramanda oralmente nella sua famiglia e i versi del cd. "poeta Michele" che sono a tutt'oggi riportati nel manoscritto ("L'acqua che bevi in venerar Maria fà ch'il fuoco dei tuoni estinto sia").
Resto a Sua disposizione per ulteriori chiarimenti e ritengo che sarebbe utile inviare per la pubblicazione i risultati della sua ricerca al giornale "Manduria Oggi".
 
Giuseppe Pio Capogrosso
 
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Ill.mo Avv. Giuseppe Pio Capogrosso.
 
Vorrei porle alcune domande.
Sappiamo che l'Abate Donato Carosi istituì la festa dell'Immacolata Concezione e dispose il digiuno con pane ed acqua. Ora, come risulta dal "Librone del digiuno" della città di Chieti, troviamo che la pia pratica veniva celebrata da "Tutte le professe monache clarisse di S. Chiara".
Da alcuni documenti ho trovato che in quel tempo, in cui viveva Donato Carosi, vi erano monache clarisse Carosi (rispettivamente sorelle e nipoti di Donato).
Le prime erano monache professe nel monastero di S. Chiara di Guardiagrele, in provincia di Chieti; le altre erano (figlie) professe monache nel monastero di S. Chiara in Chieti.
Non può darsi che queste monache, sia quelle di Guardiagrele che quelle di Chieti, rientrassero nell'elenco di cui si parla nel Librone del digiuno? Se così fosse credo che potremmo affermare di aver trovato la prova che cercavamo, per cui la pia pratica veniva poi estesa a tutta la famiglia Carosi.
Allego uno piccolo schema con i nomi delle monache e con le date di nascita per meglio poterle far capire:
 
Abate Don Donato Carosi (1663-1734)
 
Margherita (n.1674)
Rosa Anna (n.1678) entrambe sorelle di Donato e monache clarisse di S. Chiara in Guardiagrele (CH)
 
Maria Costanza         (n.1723)  Vicaria nel 1780
Giuseppa Margherita (n.1728) Vicaria nel 1774
Maria Luigia               (n.1732) Badessa nel 1780nipoti di Donato e (figlie) professe monache in S. Chiara di Chieti.
 
Giovanni Tabassi

 

 

 

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